giovedì 28 gennaio 2016

Il mito platonico della discesa


Ascesa e caduta.
È uno dei modelli archetipici della vita, una delle sue lezioni morali più antiche, cosmiche.
Ma ciò che importa è come si cade, lo stile della caduta.
Il mito platonico della discesa dice che l'anima discende in quattro modi: attraverso il corpo, i genitori, il luogo, le condizioni esterne.
Possiamo prenderli come istruzioni per completare l'immagine che ci siamo portati con noi al nostro arrivo.
Per prima cosa, il corpo: discendere, cioè crescere, significa ubbidire alla legge di gravità, assecondare la curva discendente che accompagna l'invecchiamento.
Secondo, accettare di essere un membro della tua famiglia, di fare parte del tuo albero genealogico, così com'è, con i suoi rami contorti e i suoi rami marci.
Terzo, abitare in un luogo che sia adatto alla tua anima e che ti leghi a sé con doveri e usanze.
Infine, restituire, con gesti che dichiarano il tuo pieno attaccamento a questo mondo, le cose che l'ambiente ti ha dato.
Per il secondo punto "accettare  di essere un membro della tua famiglia..." può  accadere che...
Da qualche parte un folletto continua a sussurrare un'altra storia: "Tu sei diverso; non assomigli a nessuno della famiglia; tu non sei dei loro".
Nel cuore si annida un eretico, che chiama la famiglia una fantasia, una superstizione.
La teoria della ghianda propone una soluzione antica: è  stato il mio daimon a scegliere sia l'ovulo che lo spermatozoo, così come aveva scelto i portatori, detti "genitori".
La loro unione deriva dalla mia necessità, non il contrario.
Questo non aiuta a spiegare le unioni impossibili, le incompatibilità i veloci concepimenti e i bruschi abbandoni che si verificano tra i genitori di molti di noi?
Tratto da "Il codice dell'anima di James Hillman

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