sabato 28 novembre 2015

La propaganda nazista e la funzione inferiore


L'inferiorità personale di un individuo è un diavolo del tutto personale, ma con esso si presenta il male collettivo.
La piccola porta aperta di ogni funzione inferiore individuale contribuisce alla somma del male collettivo nel mondo.

Lo si è  potuto osservare facilmente in Germania quando il diavolo, attraverso il movimento nazista, si è  lentamente impadronito della situazione.
La funzione inferiore costituì, in ogni singolo individuo, la porta attraverso la quale il male poté accumularsi.
La somma di milioni di funzioni interiori costituisce un male enorme! La propaganda contro gli ebrei fu molto abile sotto questo aspetto.
Gli ebrei per esempio vennero accusati di essere intellettuali distruttivi, cosa che convinse completamente tutti i tipi di sentimento: una proiezione del pensiero inferiore.
Oppure di accumulare ricchezze eccessive: ciò  convinse completamente gli intuitivi perché corrispondeva alla loro funzione inferiore ed era noto a tutti dove si trovava il demonio.
La propaganda si servì dei sospetti che ognuno nutre spontaneamente nei confronti dell'altro a causa della propria funzione inferiore.
La quarta funzione è qualcosa di più di una deficienza di poco conto: la somma di tutte queste deficienze è  realmente responsabile di una quantità gigantesca di sofferenze.
Chi pratica propaganda sa bene che non è con i discorsi razionali, bensì suscitando emozioni che si conquistano le masse.
Perché la funzione inferiore è anche quella emotiva.

Se volete che una menzogna sia creduta dovrete condirla con molto sentimento ed emozione.
Hitler istintivamente sapeva molto bene come risvegliare la finzione inferiore.
I suoi discorsi mostrano come si rivolgesse in modo del tutto diverso a gruppi diversi.
Egli era dotato di una notevole intuizione che gli permetteva di 'sentire' come comportarsi in una determinata situazione. Capitava che Hitler inizialmente rimanesse incerto: provava allora i suoi temi come un pianista, parlando un po' di questo e un po' di quello. Egli stava tastando il terreno; nel frattempo registrava quale fosse l'argomento che riusciva a suscitare emozioni e a quel punto ci si buttava a capofitto.
Così è  fatto un demagogo.
Quando avverte il lato inferiore sa dove stanno i complessi ed è  di essi che va in cerca
.
Egli sa ragionare in modo primitivo ed emotivo, lo stesso modo in cui ragionerebbe la funzione inferiore.
Hitler non pianificò deliberatamente il proprio modo di agire. Fu il fatto di essere prigioniero della sua stessa inferiorità a fornirgli quel talento.
Tratto da "Tipologia psicologica" di M. L. von Franz

Se pensiamo alla pubblicità, il mezzo usato per convincerci ad acquistare questa o quella cosa... Gli spot si basano su immagini che trasmettono pathos e non sulla mera descrizione del prodotto e delle sue qualità, in maniera tecnica.
Se è vero che Hitler aveva un sesto senso molto sviluppato e grazie ad esso riusciva a capire che tipologia di discorso effettuare per toccare le corde nascoste ed emotive della gente, ora abbiamo le statistiche, abbiamo internet e google che attraverso le ricerche comprende qual è la tendenza del momento... insomma non è difficile capire che tipologia dominante abita questo mondo per chi è nel settore.
Credo anche che non si affatto difficile far sviluppare una funzione anzichè un'altra attraverso input esterni ad intere generazioni...
Insomma io penso che siamo un grande esperimento ma la possibilità di non farci abbindolare c'è, ed è quella di individuarci... di compiere un lavoro interno con noi stessi in modo da non avere una porta aperta ad ogni stimolo esterno che la società di oggi ci dà...

giovedì 26 novembre 2015

L'archetipo del pazzo



Possiamo affermare che le funzioni superiori tendono a manifestarsi in un certo modo; anche la funzione inferiore a prescindere da quale essa sia, presenta un suo comportamento generale.
La struttura della psiche sembra essere quadruplice essa si manifesta sotto forma di quattro principi aventi più i meno la stessa natura: quattro colori, angoli, divinità ecc... più sono collegati alla coscienza più tendono ad assumere la forma di tre personaggi positivi più uno negativo.
Vi sono fiabe dalla struttura particolare che rispecchiano in modo perfetto il comportamento della funzione inferiore.
Un re ha tre figli. Egli ama i due maggiori, metre considera il terzo folle e inetto.
A un certo punto il re assegna un compito ai figli, per esempio di trovare l'acqua della vita o la sposa più bella ecc
In genere i due figli maggiori si accingono all'impresa ma non riescono a concludere nulla, oppure partono, ma non arrivano da nessuna parte.
Allora il terzo sella il suo cavallo tra le risa generali, mentre tutti gli dicono che farebbe meglio a restarsene a casa vicino alla stufa dove è  il suo posto.
Ma è  lui, in genere, a portare a termine l'impresa.
Questa quarta figura (il terzo figlio, ma la quarta figura dell'insieme) talvolta è  il più  giovane, talaltra è  un po' scemo e altre volte è  del tutto pazzo.
In tutti questi casi sappiamo fin dall'inizio della storia che è  in gioco qualcosa di più delle quattro funzioni, perché il pazzo è una figura religiosa archetipica, che implica assai più della mera funzione inferiore.
Egli possiede una parte della personalità umana o addirittura dell'umanità che è  rimasta indietro e pertanto è  ancora dotato della completezza originaria della natura.
Simboleggia una funzione specifica soprattutto religiosa. Ma nella mitologia, non appena il pazzo fa la sua comparsa come quarta figura di un gruppo di quattro persone, siamo
autorizzati a supporre che egli rispetti il comportamento generale di una funzione inferiore.
"Ho spesso cercato nell'interpretazione delle fiabe, di scendere maggiormente nel dettaglio, considerando il re come funzione del pensiero e la quarta figura come quella del sentimento ma in base alla mia esperienza la cosa non funziona"
Per far tornare i conti siamo costretti a distorcere il materiale e ricorrere a qualche trucchetto disonesto.
"Sono così  giunta alla conclusione che non possiamo spingerci a tanto ma dobbiamo accontentarci di sapere che nella mitologia questo terzo figlio o terza figura del pazzo o dello scemo, rappresenta soltanto il comportamento generale di una funzione inferiore, qualunque essa sia; non è né individuale né specifica; rappresenta semplicemente una traccia generica".
Quando studiamo i casi individuali, ci accorgiamo che la funzione inferiore tende a comportarsi alla maniera di un eroe 'folle' di questo genere, il folle divino o l'eroe idiota.
Egli rappresenta la parte disprezzata della personalità, la parte ridicola e non adattata ma anche quella parte che costituisce il legame cob l'inconscio e detiene quindi la chiave segreta per raggiungere la totalità inconscia dell'individuo.
Possiamo dire che la funzione inferiore costituisce sempre il ponte con l'inconscio.
Essa è  costantemente diretta verso l'inconscio e il mondo simbolico. 
Ciò però non equivale ad affermare che essa è  diretta o verso l'interno o verso l'esterno
Tratto da "Tipologia psicologica" di M.L. von Franz

lunedì 23 novembre 2015

La quarta funzione e il diavolo della simbologia religiosa


Nel simbolo religioso il problema del tre e del quattro è  legato al problema delle quattro funzioni. 
Vi si collega così come modello archetipico si collega al singolo caso.
Questo archetipo si ritrova nelle mitologie delle quattro persone, nelle quattro direzioni della bussola, nei quattro venti, nelle quattro direzioni ecc..
In Cina troviamo il modello quaternario ovunque.
I mandala quadrati nascono sempre da un impulso a dar forma a un modello di esistenza totale..
Quella di usare modelli quaternari per indicare le totalità sembra essere una disposizione strutturale innata nella psiche umana.
L'archetipo del quaternario come modello della situazione totale è più generale delle quattro funzioni della psiche, sarebbe teoricamente errato ridurre il dogma della Trinità e il problema della quarta persona della Trinità, che sia la Vergine Maria o il diavolo, al problema delle funzioni.
È  molto meglio considerare la questione in senso opposto: si tratta di un problema archetipico generale, ma nell'individuo assume la forma delle quattro funzioni (macrocosmo e microcosmo).
Per esempio nella religione cristiana il diavolo è il simbolo del male assoluto nella Divinità, ma sarebbe molto presuntuoso accordare alla nostra funzioni inferiore di pensiero o di sentimento il grande onore di considerarla il diavolo in persona! Sarebbe una spiegazione inflazionata delle nostre interiorità!
Possiamo però affermare che un collegamento c'è: il male, il negativismo e la distruttivitá sono effettivamente collegati alla funzione inferiore dell'individuo.
L'Ombra gelosa e intrigante agisce attraverso la funzione inferiore.
Gli impulsi dell'Ombra, gli impulsi distruttivi, la gelosia, l'odio e così via, generalmente hanno la meglio attraverso la funzione inferiore che rappresenta un punto debole.
È qui che perdiamo il controllo di noi stessi e la costante consapevolezza delle conseguenze delle nostre azioni.
È da questo angolo che partono gli attacchi delle tendenze negative o distruttive.
È  questo il punto dove possiamo affermare che il diavolo ha a che fare con la quarta funzione , perché è  attraverso di essa che conquista le persone.
Volendo rifarci al linguaggio medievale, possiamo dire che il diavolo vuole distruggerci e che cercherà sempre di conquistarci attraverso la funzione inferiore.
Dalla quarta porta della nostra stanza possono entrare sì gli angeli, ma anche i diavoli!
Tratto da "Tipologia psicologica" di M. L. von Franz

Come abbiamo visto, la funzione inferiore o la quarta funzione ha il suo ruolo fondamentale nel processo di individuazione.
In parole diverse senza di essa non possiamo evolvere ad uno stato superiore di esistenza.
Questo mi fa pensare a come la figura del diavolo abbia diversi significati e risvolti della medaglia, ma ne abbia solo una nella religione cristiana.
Come tutti i simboli spogliati della loro appartenenza religiosa o politica (che poi è la fase più recente di ogni simbolo e che tra l'altro lo fa cadere nel dualismo) anche questa figura possiede due risvolti.
Lucifero l'angelo più bello e luminoso, il "portatore di luce" che poi sprofonda nell'oscurità e diventa il diavolo il demone del male.
Così la funzione inferiore può  portare la "luce" o l'"oscurità"  ed è solo la nostra coscienza a dover adattare il suo stato per poter evolvere o soccombere ad uno stato primitivo e barbaro.
Questo mi fa pensare al fatto che Satana, altro nome del diavolo, significhi proprio avversario....
Se noi lasciamo  che l'avversario ci sottometta allora saremo sconfitti e gli soccomberemo ma se ci impegniamo nella disputa ne usciremo vincitori perché accresciuti di esperienza formativa.
Ecco che però essendo difficile lasciare le nostre normalità e la nostra zona confort abbiamo relegato la quarta funzione ai nostri scatti barbari e incontrollati che ci sovrastano ogni tanto.
Ed ecco che la religione cristiana fa apparire il diavolo come il demone del male che da Angelo più bello del Cielo diviene feccia dell'oscurità, se vogliamo pensare che si pone come un tipo di religione di "controllo" e di envoluzione sociale con la quale la gente si pone a livello di mero gregge che segue il suo pastore...
Se un individuo non evolve vedrà solo una faccia della medaglia della vita e tra l'altro quella che gli "altri" vogliono che veda e non capirà mai che il male è dentro la nostra visione duale del mondo... tra l'altro la sua visione rimarrà sempre rivolta all'esterno e mai all'interno di se stesso in cui il dualismo scompare.
Ricordiamo anche che la quarta figura della religione cristiana è la donna, Maria, che è  colei che schiaccia il serpente (saggezza, materia, natura) sotto i piedi e quindi ne prende il controllo.
Per finire... è  attraverso la quarta funzione che il subliminale riesce ad entrare nella psiche (tutti i controlli di massa agiscono attraverso la funzione inferiore) come il serpente malefico riesce a sedurre la coppia divina attraverso Eva nel paradiso perché Adamo era protetto dalla Trinità:
Siccome però il ternarius è "figlio dell'unario" (il numero uno), il diavolo, che per sua natura binaria, non poteva fare nulla contro di lui, ma dovette incominciare da Eva: 
"Esso si avvide che attraverso il ternario non poteva esserci accesso ad Adamo, perché l'unità proteggeva il ternario. Perciò egli si sforzò di entrare attraverso il numero binario di Eva".
Nell'AniMo Antico

giovedì 19 novembre 2015

La possessione della funzione inferiore


La funzione inferiore tende a presentare, nel suo aspetto negativo, un carattere barbaro. Può  provocare uno stato di possessione:
Se per esempio un introverso cade nell'estroversione lo fa in modo posseduto e barbarico.
Barbaro qui significa incapacità di esercitare il controllo, di mettere un freno, di arrestarsi.
Questa estroversione esagerata, coatta, si trova raramente negli estroversi genuini mentre negli introversi può sembrare un'automobile senza freni che accelera senza il minimo controllo.
L'introverso può  diventare estremamente sgradevole, insistente, arrogante.
Spesso l'estroversione inferiore di questo genere si manifesta improvvisamente in questa forma, quando un introverso eccede nel bere.
L'estroverso quando è  posseduto da un'introversione barbara, scompare semplicemente dal mondo. Rimane a infuriarsi in camera sua.
Gli estroversi che cadono nella loro introversione primitiva vanno in giro dandosi arie di grande importanza, raccontando a tutti che stanno attraversando delle profonde esperienze mistiche di cui non possono parlare.
Sentendosi molto importanti fanno capire di essere profondamente immersi nell'immaginazione attiva e nel processo di individuazione.
Danno una strana impressione di possessione barbarica.
Se praticano in modo convinto lo yoga o l'antroposofia ecco che assisteremo alla medesima esibizione, con allusioni a un qualche processo mistico, a un abisso insondabile in cui sono ora immersi.
Di fatto essi sentono di continuo la tentazione di tornare alla loro estroversione, il che spiega l'enfasi esagerata che pongono sulla mancanza  di tempo per incontrare gli altri.
   Sarebbero ben felici di tornare alla vecchia estroversione, partecipare a tutte le feste e andare a cena in città.
Così dicono in tono difensivo: "No questo è assolutamente proibito; ora mi trovo nelle profondità della psiche".
L'estroverso che si trova nello stadio in cui deve assimilare l'introversione giurerà di essere sempre stato un introverso e che è  stato sempre per errore che prima veniva definito estroverso.
Quando tenta di esprimere le proprie esperienze interiori lo fa in tono sovraeccitato
: si lascia sopraffare dalle emozioni, vuole occupare la scena ed essere ascoltato dal mondo intero.
Si tratta per lui di un esperienza terribilmente unica e importante.
Questo carattere barbaro della funzione inferiore forma la grade scissione della personalità umana.
Tratto da "Tipologia psicologica" di M. L. von Franz

martedì 17 novembre 2015

Il regno intermedio

 Allorché un individuo raggiunge lo stadio in cui deve affrontare seriamente la propria funzione inferiore diventa impossibile rimanere a livello superiore.
La funzione inferiore non può  essere assimilata entro la struttura dell'atteggiamento cosciente; essa è  troppo profondamente coinvolta e contaminata dall'inconscio.
La si può  far salire un pochino ma questo processo provoca un abbassamento della coscienza.
È nel corso di questo  scambio dinamico che si stabilisce il regno intermedio.
Il contatto con la funzione inferiore somiglia a una di quelle crisi interiori che attraversiamo in certi momenti fondamentali della vita personale.

Presenta  il vantaggio di sopraffare la tirannia della funzione dominante sul complesso dell'Io.
Chi ha veramente attraversato questa trasformazione potrà servirsi della propria funzione di pensiero se ciò costituisce la reazione appropriata o lasciare campo libero all'intuizione o alla sensazione ma non sarà più posseduto da un'unica funzione dominante.
L'Io potrà servirsi di una data funzione o deporla, come se si trattasse di uno strumento, con la consapevolezza della realtà propria di tal funzione al di fuori del sistema delle quattro funzioni.
Quest'atto di separazione ha luogo grazie all'incontro con la funzione inferiore.
La funzione inferiore costituisce un importante ponte verso l'esperienza degli stati più profondi dell'inconscio.
L'accostarsi ad essa e il riuscire a restarvici, non già l'immergersi in essa sola per un attimo, provoca un enorme cambiamento nell'intera struttura della personalità.
In altre parole, l'unica soluzione possibile è rappresentata dalla zona intermedia.
Il terreno intermedio che non si trova né  a livello superiore né a quello inferiore, viene stabilito fantasticando nella forma specifica dell'immaginazione attiva.
Il soggetto trasmette il suo senso della vita a un centro interiore e la quarta funzione assume il suo ruolo di strumento che può essere utilizzato a volontà, tirandola fuori o riponedola secondo il bisogno.
L'Io e la sua attività inconscia non coincidono più con alcuna delle quattro funzioni.
Uno stato di completa immobilità si consolida allora in una sorta di centro interiore e le funzioni non agiscono più  automaticamente.
Le funzioni sono diventate strumenti di una coscienza che non è  più  radicata in esse o da esse condizionata; la coscienza ha posto la sua base operativa in un'altra dimensione, una dimensione che può essere creata solo dal mondo dell'immaginazione.
Jung chiama tutto questo funzione trascendente il tipo giusto di immaginazione che crea i simboli dell'unificazione; unificazione in un nucleo consolidato della personalità che non è più identificato con nessuna delle funzioni.
Rappresenta, per così dire, l'uscita dell'identificazione con la propria coscienza e con il proprio inconscio, e un abitare o cercare di abitare nel piano intermedio.
Da quel momento in poi ci si muove senza moto, si corre senza corsa; quando questo stadio viene raggiunto ha inizio un'altra forma di sviluppo.
Per esempio su un piano si potranno notare degli eventi sincronici, su un altro piano vi saranno i sogni mantenendo la coscienza rivolta verso quegli eventi che hanno luogo nella zona centrale, eventi che si sviluppano nell'immaginazione attiva.
Questa diventa la funzione con la quale l'individuo si muove attraverso l'esistenza.
Il centro di gravità lascia l'Io e le sue funzioni per situarsi in una posizione intermedia ove ascolta i suggerimenti del Sé.
Tratto da "Tipologia psicologica" di M.L. von Franz

giovedì 12 novembre 2015

A proposito degli italiani...


 In molti individui è spesso difficile determinare quale sia la funzione dominante. 
Questa difficoltà è poi del tutto peculiare nel mondo culturale italiano.
Esso ha infatti sviluppato una qualità molto particolare che, se da un lato può risultare utile al fine di un buon inserimento nell'ambiente, finisce per diventare un ostacolo alla comprensione profonda della sua anima.
Ha, cioè, sviluppato in modo veramente notevole la sua maschera sociale o, detto in termini junghiani, la Persona.
L'italiano sa recitare una parte anche nei momenti più critici, sa sostituire qualcosa di non ben funzionante con una recita viva e convinta tanto da non capire più  bene dove sia la sua profonda autenticità.
Spesso dietro la maschera si trova un'altra maschera e poi un'altra.
L'anima è  profondamente nascosta e la si trova proprio laggiù, nella funzione inferiore.

Non è  raro incontrare persone capaci di muoversi bene un po' in tutte le funzioni, con una destrezza e una fluidità notevoli.
Hanno sviluppato una capacità mimetica e adattativa molto spinta.
Solo alla luce di un'indagine profonda si scopre che spesso non è stata veramente sviluppata una funzione dominante.
Sul piano di un vero e proprio processo di individuazione occorrerà smantellare questo formidabile apparato sociale.
La monopolizzazione collettiva da parte della Chiesa cattolica nel mondo italiano ha fatto si che l'anima più individuale e profonda si sia, per così dire, eclissata dietro le quinte.
La spontaneità e la cosiddetta istintività tipicamente mediterranee si riducono spesso a una recita ritualizzata degli istinti.
Di Daniele Ribola prefazione al libro "Tipologia psicologica" di M.L. von Franz

martedì 10 novembre 2015

Da Abraham al Cadueco

L'interpretazione del nome Abraham esprime le finalità delle anime nel trigono delle Acque Vive, come nell'interpretazione del nome Brahmâ.(Vedi: I due triangoli principali nell'Archeometra )
In sanscrito ogni vocale lunga deve essere considerata come un raddoppio della vocale breve corrispondente, di modo che â equivale a aa contratto comr si vede nella parole prese in considerazione.
Si può dunque dire che nei due nomi aBRAHaM e BRAaHMâ ci sono tre a semplici di cui una sola, la prima in ebraico e l'ultima in sanscrito, è rappresentata da un segno distinto nelle scritture dell'una e dell'altra lingua; le altre due a non essendo state segnate non devono essere considerate separatamente dalla consonanti che le sostengono e non entrano nel calcolo dei valori numerici.
Nella parola Brahmâ la a è posta come iniziale nella forma ebraica (involuzione) e come termine nella forma sanscrita (evoluzione), questo nome designa la Potenza che presiede alla seconda nascita (iniziazione battesimale o rigenerazione mediante le Acque), quella dell'anima mediante la Fede, mediante la Grazia, il Padre dei Credenti.
La Fede caratterizza il grado raggiunto dalla seconda nascita,  quello dei Psichici, come la Conoscenza caratterizza quello che è  raggiunto dalla terza, la nascita spirituale, cioè dei Pneumatici.
Leggendo in senso inverso il nome di aBRaHaM, diventa MaHâ-RaBa, la Grande Maestria; è  anche MaHâ-RaBa  la grande creazione mediante la Parola e il suo risultato, l'Atto, il poema divino.
In ebraico come in sanscrito la radice BRA esprime l'idea di creazione queste tre lettere formano la seconda parola della genesi.
Formando nel Trigono della Terra dei Viventi  il nome esattamente omologo a quello di BRaHMâ (mediante l'unione della planetaria del vertice, che è qui quello di Saturno, con le tre zodiacali e la terminale) si ottiene SOPhIa la Saggezza Divina.
Il serpente, che è uno dei simboli della Saggezza è chiamato in greco: OPHhIS, nome formato dalle stesse lettere di quello di SOPhIa  (meno la finale), la lettera iniziale S divenendo qui terminale.
OPhI letto anche nell'altro senso IPhO, è uno dei nomi del Verbo e più particolarmente del Verbo considerato sotto il suo aspetto di Redentore.
Lo stesso rapporto simbolico è evidenziato dalla figura biblica del Serpente di Bronzo, immagine del Salvatore Crocifisso (questo simbolo deve essere riavvicinato a quello di Quetzacohuatl nella tradizione degli Aztechi, che deriva direttamente da quella degli Atlantidi); questa figura può essere rappresentata schematicamente dall'unione delle due lettere S e T le cui corrispondenti ebraiche formano il nome di Sheth.
Il Serpente preso in questa accezione è  il Kneph egizio, mentre il suo significato inferiore e malefico è  l'Apap egizio (ogni simbolo è suscettibile di due interpretazioni opposte che si equilibriano e si uniscono nel suo significato universale e totale), il Vritra vedico, il serpente biblico; è l'Idra delle Tenebre, Tifone e Pitone, vinto infine e ucciso dall'Eroe solare, Osiride, Apollo, Eracle, Mikael.
Il Serpente arrotolato su se stesso è un simbolo di "rivoluzione" in tutte le accezioni differenti di questa parola.
Riuniti i due serpenti simbolici rappresentano le due correnti ascendente e discendente  (evoluzione e involuzione) della Forza Universale, che arrotolandosi all'Asse del Mondo, formano la figura del Caduceo, la cui importanza nel simbolismo greco-romano è nota.
Il Serpente ascendente o evolutivo figura soltanto intorno al bastone di Esculapio  (Asklêpios), il principio della Medicina spirituale  (Dhavantari); il simbolo così formato è geroglificamente identico all'unione delle due lettere I e S.
Il Serpente è spesso raffigurato con la testa del leone, animale solare; esso viene allora considerato come un simbolo del Redentore.
                  Il verme e il serpente
Tratto da "L'Archeometra" di René Guenon

sabato 7 novembre 2015

L'importanza dello sviluppo della funzione dominante

In ogni ambiente collettivo esiste una tipologia dominante che è quella meglio corrispondente delle altre al modo in cui l'insieme dei fatti culturali di un certo Paese si estrinseca e si esprime.
Questa dominante ottiene il maggior numero di consensi e la si trova in tutti i posti chiave della cultura di un Paese: scuola, televisione, politica ecc
Un Paese tende ad identificarsi sempre più con una funzione dominante a scapito delle altre funzioni psichiche.
(Ne deriva che:) Se un individuo coincide con la tipologia dominante non avrà particolari difficoltà di adattamento, ma se la sua tipologia è opposta, allora diventerà facilmente un individuo inadatto e se dotato di scarso temperamento cercherà di falsificare se stesso in favore di un pseudoadattamento.
M.L. von Franz sostiene che è  praticamente impossibile passare dalla funzione dominante a quella inferiore perché esiste una sorta di incompatibilità fra di esse.
Malgrado questa incompatibilità esiste tuttavia una polarità dinamica fra le funzioni opposte.
Esiste per così dire una sorta di rapporto di amore e odio fra funzioni opposte.
Questa opposizione tende in qualche modo a produrre un simbolo unitario.
Quanto più l'Io è  identificato con una funzione, tanto più  questa polarità si esprime in modo accentuato e compensatorio.
Jung insiste molto sull'importanza di sviluppare una funzione dominante.
Essa è fondamentale soprattutto nei momenti di grande difficoltà psicologica in cui tutto vacilla e le tempeste dell'inconscio imperversano sul piccolo Io naufragato.
Allora la funzione dominante diventa come un porto sicuro, una strada ben costruita o un ponte capace di scavalcare un abisso.
Poiché la differenziazione della funzione dominante è determinata da profonde esigenze e spinte interne legate all'anima individuale e poiché l'anima individuale è  profondamente nascosta, nel nostro mondo culturale è  spesso difficile determinare l'esatta tipologia degli individui.
L'Io deve passare attraverso l'identificazione con una funzione che diventa quella dominante.
Quando è  identificato con essa e tende ad aderirvi troppo rigidamente, allora l'inconscio produce progressivamente forme di compensazione che rompono questa identità inconscia.
Solo attraverso questo processo di coagulazione e di dissoluzione successive che si può eventualmente entrare in quella forca caudina che è  la funzione inferiore, quella negletta dove tutti siamo bambini selvaggi.
Essa è  la strada verso la creatività, la fantasia, il gioco e il puro divertimento, la sofferenza e la trasformazione.
È  lì  dove il mondo e la vita riacquistano i loro colori veri, dove siamo capaci di ricominciare da capo con entusiasmo.
Di Daniele Ribola prefazione al libro "Tipologia psicologica" di M.L. von Franz

giovedì 5 novembre 2015

Il Sé e i sogni


Narra la leggenda che quando gli dèi crearono la razza umana discussero a lungo sul luogo in cui mettere le risposte alla vita, così da costringere gli umani a cercarle.
Un dio propose: "Mettiamo le risposte in cima a una montagna. Non andranno mai a cercarle lassù".
"No", risposero gli altri. "Le troverebbero subito".
Un altro Dio propose: "Mettiamole nel centro della terra. Non andranno mai a caricarle laggiù".
"No", risposero gli altri dèi. "Le troverebbero subito".
Poi parlò un altro: "Mettiamole in fondo al mare. Non andranno mai a cercarle laggiù"
"No", risposero gli altri. Le troverebbero subito"
Cadde il silenzio....
Poco dopo un altro dio parlò: "Potremmo mettere le risposte alla vita dentro di loro. Non andranno mai a cercarle laggiù".
E così fecero.

Il Sé è il centro regolatore e unificatore della psiche globale conscia e inconscia.
Nel corso della storia dell'umanità il Sé è stato simbolicamente espresso come la Divinità Interiore, l'immagine di Dio.
Ogni volta che riusciamo a comprendere a fondo un sogno ci sentiamo nutriti.
Avvertiamo, per così dire, il nutrimento sovrannaturale di cui abbiamo bisogno dentro, quello che viene dall'inconscio.
Nei sogni, questo nutrimento si manifesta sia come pane di vita sia come acqua di vita.
Quando infatti l'interpretazione colpisce nel segno, ci sentiamo vivificati, nutriti, felici e soddisfatto come dopo un buon pasto.
I sogni non possono essere interpretati soltanto con uno sforzo razionale, occorrono spunti dell'inconscio che colpiscano il segno.
L'arte dell'interpretazione dei sogni consiste nel mirare giusto e colpire nel segno che fa scattare un 'click' nel sognatore.
L'essenza punta al Sé. I sogni puntano sempre al centro interiore, sono sempre composti di centinaia di forme che puntano al centro interiore.
Ogni sogno rappresenta un tentativo della natura di renderci 'centrati', di rimetterci in contatto con il nostro centro più interiore, di stabilizzare la nostra personalità.
Anche nei sogni assurdi, in quanto il sogno non segue le regole della buona educazione o delle buone maniere ma si esprime con un linguaggio naturale.
La superficie può essere qualcosa di molto repellente o semplicemente molto stupido, quindi, è necessario scartare l'immagine per poter penetrare nel significato.
Non è  l'immagine che conta. Conta il significato, il messaggio. E come afferma il sogno, lo stesso vale nella vita.
Il Sé tende a conservare un equilibrio fluido all'interno dell'intero sistema psicologico. Chiamiamo questa funzione del Sé "legge di compensazione".
Ogni volta che assumiamo un atteggiamento cosciente eccessivamente sbilanciato  (troppo razionale, o spirituale, o materialista ecc..) i sogni lo compensano, facendo emergere un aspetto che possa controbilanciare.
Gli opposti non vengono compensati in modo automatico.
Si tratta piuttosto di una compensazione al servizio della totalità. È  come se il sogno dicesse: "Sei troppo sbilanciato rispetto alla tua totalità interiore".
La saggezza essenziale del sogno consiste nel conservare in equilibrio tutti gli opposti psichici e stabilire la giusta via di mezzo.
L'inconscio sembrerebbe condividere la filosofia cinese Yin/Yang o l'idea del Tao,  che riconosce un sottile equilibrio fra gli opposti.
Il Sé è un vuoto che non contiene nulla, ma un vuoto pieno di luce senza uno specifico contenuto definibile pur essendo la fonte dell'illuminazione interiore.
Esso rappresenta il massimo valore della psiche, o la Divinità, o il Buddha interiore.
Ciascuna scuola gli attribuisce un nome diverso, ma si tratta pur sempre dello stesso elemento interiore.
Alcune scuole di meditazione orientale insegnano che, dopo aver raggiunto l'illuminazione, si ritorna alla vita comune, in quanto anche la vita più comune fa parte della vita illuminata di un individuo.
Non c'è contraddizione fra illuminazione profonda e la vita nauseabonda di tutti i giorni.
Persino questi due opposti convivono.
"Ma la luce rende visibile la mano di Dio negli escrementi, e se riusciamo a vedere la mano di Dio negli escrementi, allora possiamo sopportare gli escrementi. Altrimenti vi rimaniamo soffocati"
Tratto da "Il mondo dei sogni"di Marie Louise von Franz

martedì 3 novembre 2015

L'Unicità dell'essere


La mente massificata che domina la nostra cultura ci schiaccia e ci fa sentire superflui e privi di importanza. Nella vita professionale, possiamo in ogni momento essere sostituiti da venti altre persone che ambiscono alla stessa posizione. Ciò ha un effetto molto distruttivo sull'uomo moderno, che in genere si rifugia in una di due soluzioni: quella della compensazione, che lo porta a diventare megalomane, a voler essere il massimo in questo mondo senza scelta e,  cosi facendo, a conquistare almeno qualche cosa;
O quella della depressione strisciante, che lo fa sentire completamente oppresso e superfluo.
Questo genere di depressione colpisce oggi molti giovani.
Magari in  un modo non evidente essi si sento profondamente depressi e scoraggiati; non credono più a un'esistenza che per loro non ha alcun senso.
La massificazione della società dipende dalla sovrappopolazione del pianeta, che necessita di un'organizzazione che soffoca l'individuo. Il problema è che ci sono troppo regole, e le regole sono sempre impersonali, perché devono valere per tutti.
L'unica cosa che può impedirci di cadere nell'eccessiva razionalità, nell'eccessiva massificazione che oggi soffoca l'individuo è la rivalutazione dell'importanza dei sentimenti.
I sogni mettono sempre in evidenza il significato unico e individuale dell'unicità della vita di ciascun individuo.
Questa è forse la caratteristica più importante della vita onirica.
È come inoltrarsi nella foresta e osservare i suoi duemila alberi. 
A prima vista sono semplicemente alberi, ma se ci fermiamo a guardarli attentamente da vicino, scopriamo che ciascuno di essi è  dotato di una sua personalità che è  unica.
Non ci sono due alberi uguali.
Ogni albero è una personalità.
La natura concretizza i suoi modelli in esseri unici e individuali. Ecco perché il pensiero statistico è tanto distruttivo e pericoloso.
Occorre imparare a vedere e a  rispettare l'unicità reale delle cose. La realtà è formata da un numero enorme di esseri unici e i sogni ci insegnano a scoprire il modello unico della nostra esistenza.
Il sogno è molto utile per scoprire che cosa l'inconscio vuole da una specifica persona, che cosa vuole che quella determinata persona diventi.
I sogni sono la voce della nostra natura istintiva e animale; la voce della sostanza cosmica che c'è in noi.
L'inconscio collettivo e la materia atomica organica rappresentano due aspetti della medesima cosa.
I sogni sono la voce della materia cosmica. Quindi proprio come non ci è  dato comprendere il comportamento degli atomi (basti pensare al linguaggio astruso che i fisici moderni devono utilizzare per descrivere il comportamento degli elettroni), dobbiamo servirci dello stesso genere di linguaggio per descrivere gli strati più profondi del mondo onirico.
Tratto da "Il mondo dei sogni" di Marie Louise von Franz
Google+