venerdì 31 luglio 2015

Il Triratna: Buddha, Dharma e Sangha


Il Triratna o "triplice gioiello" o come taluni occidentali erroneamente la definiscono "Trinità buddistica" è costituita da Buddha, Dharma, Sangha.
Il Sangha è l'"Assemblea" ossia la comunità buddistica e rappresenta l'elemento propriamente umano: occupa il posto dell'Umanità stessa, perchè ne costituisce per esso la porzione "centrale".
La posizione "centrale" attribuita al Sangha nell'ordine umano è realmente giustificata dalla presenza in seno ad essa degli Arhat, che hanno raggiunto il grado di "uomo vero", i Bodhisattva che potremmo far corrisponde allo stato di "uomo trascendente", e di conseguenza sono effettivamente situati al centro dello stato umano.
Il Buddha rappresenta l'elemento trascendente attraverso il quale si manifesta l'influsso del Cielo, e perciò, "incarna" per così dire tale influsso a beneficio dei suoi discepoli diretti o indiretti, i quali se ne trasmettono una partecipazione gli uni agli altri e attraverso una "catena" ininterrotta per mezzo dei riti di ammissione al Sangha.
Nel dire questo del Buddha intendiamo ciò che egli rappresenta, più che al personaggio storico considerato in se stesso, Buddha non si tratta di un nome proprio individuale, ma in virtù dei caratteri simbolico che gli vengono attribuiti che lo fanno apparire innanzitutto sotto l'aspetto dell'Avatara: dire che questi caratteri sono simbolici, ovviamente non vuole affatto dire che non siano stati effettivamente posseduti da un personaggio reale, più tanto reale più la sua individualità si dissolve davanti a questi caratteri.
La sua manifestazione è propriamente la "ridiscesa dal Cielo sulla Terra" di cui parla la Tabula Smaragdina, e l'essere che porta così gli influssi celesti in questo mondo, dopo averli "incorporati" alla propria natura, si può dire rappresenti veramente il Cielo rispetto all'ambito umano.
Il Buddha rappresenta il principio celeste in senso relativo in quanto è in realtà il "mediatore" ossia in quanto svolge la funzione propria all'"Uomo Universale".
Il Dharma o "Legge" in sanscrito questa parola ha molteplici significati, che bisogna saper distinguere nei vari casi in cui è usata, e che rendono pressochè impossibile una definizione generale.
La radice di questa parola ha propriamente il significato di "sostenere" (dhri significa portare, sostenere, reggere, mantenere) e fare al riguardo un accostamento con la Terra che "sostiene": si tratta di un principio di conservazione degli esseri e quindi di stabilità, tutte le manifestazioni del dharma riguardano sempre il mondo manifestato e si riferisce al lato "sostanziale" della manifestazione, si riferisce a qualcosa che, pur nell'ambito del mutamento, sfugge a tale mutamento e perciò situto nell'"Invariabile Mezzo"; ma è qualcosa che proviene dal polo "sostanziale" ossia dal lato degli influssi terrestri, lungo la parte inferiore dell'asse percorsa in senso ascendente.
La nozione di dharma così intesa non è limitata all'uomo, ma si estende a tutti gli esseri e a tutti i loro stati di manifestazione, è intesa in un ordidine propriamente cosmico.
Nella nozione buddistica della "Legge" essa viene applicata specialmente all'ordine umano .
Nell'idea di "Legge" c'è un certo carattere di "necessità" o di "obbligo"  che la colloca dal lato del "Destino" e inoltre come il dharma esprime, per ogni essere manifestato, la conformità alle condizioni che gli sono esternamente imposte dall'ambiente, cioè dalla "Natura" nel senso più largo della parola.
La ruota è il principale simbolo del Dharma buddistico: il Dharma-chakra o "ruota della Legge" che è in genere una ruota a 8 raggi, questi raggi possono essere messi in rapporto con i 4 punti cardinali e i 4 punti intermedi, corrispondono, nello stesso Buddismo, agli 8 sentieri della "Via Suprema" come pure agli 8 petali del "Loto della Buona Legge": possiamo notare in proposito che il titolo dello Yi-king è interpretato come "Libro dei mutamenti" o dei "cambiamenti nella rivoluzione circolare" il che presenta un evidente rapporto con il simbolismo della ruota.
Si tratta di un principio passivo rispetto al Buddha dato che è questi a far "girare la ruota della Legge".
Dal momento che il Buddha si situa dal lato degli influssi celesti così come il Dharma da quello degli influssi terrestri e il Buddha, per il fatto stesso di essere al di là delle condizioni del mondo manifestato, non avrebbe nulla in comune con il Dharma se non dovesse applicarlo all'Umanità, l'Uomo che unisce l'uno all'altro questi due termini estremi del "ternario universale".
Tratto da "La Grande Triade" di R. Guenon

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