venerdì 16 gennaio 2015

Il corpo glorioso e la pietra filosofale


L'alchimia offre una versione molto interessante di questo tema "L'Apocalisse e il corpo glorioso".
Secondo la concezione degli alchimisti, quale appare già nei testi più antichi a noi noti che risalgono al primo secolo della nostra era e alcuni, addirittura, al primo secolo avanti Cristo, l'opera alchemica che avviene nella storta (a creazione della pietra filosofale) è una ripetizione della creazione e nello stesso tempo la realizzazione del corpo glorioso.
L'idea alchemica di pietra filosofale è tutt'uno con l'idea di corpo glorioso.
In Oriente, diverse pratiche di meditazione yoga perseguono il fine di produrre, all'interno dell'individuo, il "corpo adamantino", nucleo immortale della personalità.
Nel buddhismo tibetano, Indiano e in parte anche in quello cinese troviamo fin dai tempi molto remoti l'idea che la pratica religiosa della meditazione abbia come scopo di creare, nel corpo ancora vivo e mortale, il corpo di diamante nel quale l'individuo si trasforma.
Il corpo glorioso o una sorta di sostanza immortale che racchiude la personalità individuale quindi, viene già prodotto dalle pratiche religiose di questa vita.
Questa idea all'insegnamento ufficiale cristiano, emerge con forza, nella filosofia alchimistica.
Uno dei più antichi trattati di alchimia si intitola "Il filosofo e Gran Sacerdote Comario insegna a Cleopatra l'arte divina e sacra della pietra filosofale".
Comario deriva dal siriano Comar che significa sacerdote.
Vi è anche una sostanza alchemica, una sostanza mistica, chiamata komaris, considerata la prima materia, la materia fondamentale di tutto il processo. Dunque è possibile che il nome del gran sacerdote alluda a questa sostanza fondamentale.
All'epoca l'arte alchemica era un segreto costudito dal Gran Sacerdote e non era generalmente divulgato.
Il testo esordisce così:
Questo trattato è il resoconto d'oro e d'argento che il Sacerdote e filosofo Comario fece alla saggia Cleopatra sulla creazione. Comario insegna a Cleopatra la filosofia mistica. Seduto su un trono, parla della filosofia segreta, possiede la gnosi mistica e può insegnare a coloro che sanno, la mostra persino nell'incavo delle mani, la Monade che abbraccia il Tutto, e che egli estrae dai quattro elementi.

L'idea che la totalità dell'universo sia divisa in quattro elementi è di importanza fondamentale, assolutamente centrale per le diverse tradizioni alchimistiche di tutti i tempi.
Quando i quattro elementi sono unificati, si ottiene al loro posto l'elemento base da cui i quattro hanno avuto origine.
Essi sono allora nuovamente ridotti al loro stato di prima materia.
Così si manifesta la Monade Una, la monade-totalità, che racchiude e pervade tutto, la quinta essentia, come la chiamarono parecchio tempo dopo gli alchimisti latini, una quinta essenza che non costituisce un quinto elemento, ma il prodotto e la condensazione degli altri quattro.
Il testo procede:
La terra si è solodificata sopra le acque e le acque [si sono innalzate] sopra le montagne. Prendi dunque, o Cleopatra, la terra che è sopra le acque e fanne emergere un corpo spirituale [ con] lo spirito dell'allume. Queste cose assomigliano alla terra e al fuoco, le une al fuoco per il suo calore, le altre alla terra per la sua aridità.  Le acque sovracelesti rassomigliano all'aria per il freddo che è in loro, per la loro umidità all'acqua.
L'idea espressa da questo brano è che, mescolando i quattro elementi, si mescolano anche le quattro proprietà.
Ecco che, una sola perla e da un'altra, tu estrai, o Cleopatra, tutta la tintura....
Così abbiamo scoperto [l'idea] generale della natura in ogni cosa. Nella prima parte si tratta di nerezza [la nigredo dell'alchimia latina], nella seconda del bianco (albedo), nella terza del giallo (citrinitas), nella quarta del rosso (rubedo).
...come stadi intermedi fra la nerezza, il bianco, il giallo e la iosis, esistono la macerazione e il lavaggio delle forme;
Fra il bianco e il giallo esiste la pratica della fusione dell'oro, fra il giallo e il rosso la divinazione in due della composizione. Lo scopo dell'opera è il vaso con i seni, nel quale ci si propone di separare i liquidi (volatili) dai residui fissi, con un tempo molto lungo.
Possiamo individuare l'identità fra filosofia e natura, il che significa che la suddivisione della natura in quattro elementi corrisponde alla suddivisione della "filosofia" in quattro parti.
Dalla "filosofia" dipende il fatto che tutto in natura è diviso in quattro, e anche gli stadi alchemici sono quattro quindi ritorniamo al concetto di Mandala e al concetto che il centro è il punto più importante dell'opera.
Il centro la quinta essenza, la pietra filosofale, il corpo glorioso.
Lo scopo dell'opera è la costruzione di un vaso con i seni.
Questo vaso è un tipo di recipiente alchimistico probabilmente inventato in Egitto, esso rappresenta il cosmo e il suo funzionamento.
Tratto da "I miti di creazione" di Marie-Louise von Franz

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