mercoledì 31 dicembre 2014

Iside come simbolo della Mater Alchimia


Esistono sinonimi quali mater, matrix, Venere, regina, femina, virgo o puella praegnans, "vergine nel centro della terra", Luna, meretrix, vetula (vecchia), più specificamente vetulla extenuata, Mater Alchimia e virago.
Questi sinonimi dimostrano la qualità verginale o materna, ossia l'esistenza senza uomo della "prima materia" essa è soprattutto la madre del Lapis, del filus philosophorum.
Un albero genealogico illustra le origini dei Sette (metalli): alla cima dell'albero si trova il Lapis. Suo padre è "Gabrizio" il quale discende a sua volta da Iside e Osiride. Dopo la morte di Osiride, Iside sposa suo figlio "Gabrizio" (Gabrico corrisponde a Horus, il quale nell'antico Egitto veniva equiparato a Osiride), e viene identificata con Beia (vidua nubit filio suo).
La vedova appare qui dunque come la classica figura di Iside in lutto.
Maier dedica in particolare a quest'avvenimento un "epitalamio in onore delle nozze di Beia col figlio Gabrico":
Quando la madre di unisce col figlio in legame
maritale, non si pensi che sia opera d'incesto.
Questo infatti ingiunge la natura, questo richiese la benefica
legge del fato, né si tratta di cosa a Dio non grata.
Tale sposalizio inizia con grande allegria ma poi è seguito dall'amarezza del cordoglio:
Et quod in ipsis floribus angat,
et ubi mel, ibi fel, ubi uber, ibi tuber.
(C'è qualcosa che nel massimo della fioritura si affligge: dov'è il miele, c'è anche il fiele; dov'è il seno che allatta, c'è anche il bubbone).
Infatti "se il figlio dorme insieme alla madre, essa lo uccide con mossa viperina".
Tale perfidia ricorda il ruolo omicida di Iside che pone sulla via di Ra, il padre celeste, il "nobile verme".
Iside però è anche la guaritrice che non solo lava Ra dall'avvelenamento ma ricompone le membra di Osiride.
Essa personifica la rugiada ("Io sono Iside che viene chiamata rugiada") o l'aqua permanens (sinonimo di aqua vitae. Alla relazione dell'acqua del Nilo che "riconforta le anime") che riunifica gli elementi tra loro ostili.
Iside è detta la Nera, Apuleio sottolinea il colore nero del suo mantello (palla nigerrima), e sin dall'antichità essa gode di possedere l'elisir di lunga vita il famoso "farmaco d'immortalità" e di essere esperta nelle arti magiche ("Essa cerca di rendere immortale il figlio del re dei fenici facendolo ardere nel fuoco" Plutarco).
Veniva chiamata la "vecchia" ed era considerata discepola di Ermete, o addirittura sua figlia.
Nel trattato La Profetessa Iside a suo figlio Horus fa da maestra di alchimia.
È anche menzionata nel ruolo di meretrix in Epifanio, dove si dice che si sarebbe prostituta a Tiro.
Essa rappresenta la Terra ("La terra è il corpo di Iside" Plutarco) e viene equiparata alla Sophia.
È la lei dai mille nomi, ricettacolo e materia del bene e del male, è la Luna viene definita "Una che sei Tutto", la salvatrice.
In Atenagora essa è "la natura dell'eone, dalla quale tutto nacque e tramite cui tutto esiste".
Tutto ciò vale anche per la prima materia nel suo aspetto femminile, in quanto Mater Alchimia è la Sapienza e ne è maestra è la madre del Salvatore e del filius macrocosmi.
Essa è la terra e il serpente che in lei si nasconde, il color nero e la rugiada o l'acqua meravigliosa  che ricompone tutto ciò che è separato.
I Filosofi hanno tuttavia messo a morte la donna che uccide i suoi mariti; infatti il corpo di quella donna è irto di armi e colmo di veleno. Scavate quindi una tomba per quel drago e sia seppellita la donna insieme a lui....
Allorché egli si vede avviluppato alle membra della donna lo attenderà morte certa e tutto verrà tramutato in sangue...i filosofi lo lasciano esposto al sole per qualche giorno fino a che la sua debolezza non sia consumata, il sangue essiccato ed essi potranno trovare quel veleno. Apparirà allora il vento occulto (io vento è lo pneuma celato nella prima materia).
Tratto da "Mysterium Coniunctionis" C.G.Jung

lunedì 29 dicembre 2014

L'archetipo della Grande Madre

Ogni momento governato dall'Anima è sicuramente "Un'occasione speciale". Hai mai fatto caso? "Tenere da parte" troppe cose è soltanto uno scontroso modo dell'ego di non credere che l'anima sia degna di delizie quotidiane.
La parola paradosso significa un'idea contraria alle opinioni convenzionali.
Le grandi doti paradossali sono, principalmente, essere saggia e acquisire di continuo nuovi insegnamenti; essere ricolma di spontaneità e affidabilità; essee selvaggiamente creativa e risulta; essere audace e accorta; proteggere la tradizione ed essere originale.
L'archetipo misterioso e irresistibile della donna saggia di cui la grande madre è la rappresentazione simbolica appartiene a donne di tutte le età e si manifesta con forme e modalità uniche nella vita di ogni donna.
Grande perspicacia, grande preveggenza, grande pace, espansività, sensualità, grande creatività, acume e audacia nell'apprendimento, ovvero essere sagge non è una condizione pienamente formata che arriva all'improvviso a una certa età e ricade sulle spalle  di una donna come un mantello.
Grande chiarezza e percezione, grande amore di immensa magnitudine, grande consapevolezza di sé di enorme profondità e ampiezza, la crescita di una saggezza squisitamente applicata...sono tutte "opere in divenire", non conta quanti anni abbia accumulato una donna.
Il fondamento della "grandezza" è spesso conquistato attraverso crolli e ferite devastanti, slanci dello spirito, svolte sbagliate ed eccitanti nuove partenze....
Il compito della grande madre è vivere la vita in tutta la sua pienezza. Non a metà. Non a tre quarti. Non un giorno da pecora e il giorno dopo da leone. Ma piena di vita ogni giorno. Non secondo la pienezza di un altro. Ma secondo la pienezza determinata dal proprio destino e dalla spontanea volontà che dona la vita e non la affievolisce.
"Quando una vive pienamente, così fanno anche gli altri".
È questo l'imperativo principale della donna saggia; vivere in modo tale da ispirarsi anche gli altri. Vivere secondo la propria spiritualità in modo tale che gli altri ne prendano esempio.
L'anima di una donna è vecchia al di là del tempo, e il suo spirito è sempre giovane.. questi due aspetti compongono il concetto di essere "giovani da vecchie e vecchie da giovani".
In una psiche equilibrata, entrambe queste forze, lo spirito giovane e la vecchia anima saggia, sono strette in un abbraccio in cui si arricchiscono a vicenda.
La benedizione, quella che apre i cancelli è: "Sì vai, sii la forza che dovevi essere... Sì, vai, vivi pienamente il tuo essere fino in fondo"
Possa tu sapere che sei benedetta, nonostante i dubbi, le cadute, le occasioni perdute, le certezze, le asperità e le mistificazioni, perché tutto ciò è il carburante per andare avanti.
Tratto da "Là danza delle grandi madri" C.P.Estes


sabato 27 dicembre 2014

Ritornare nel mondo


KOAN
Un monaco buddhista chiese a Kejon:
«Come ritorna nel mondo normale un illuminato dopo aver meditato?»
Kejon rispose:
«Uno specchio rotto non riflette più nulla. I fiori caduti non torneranno più sul loro vecchio ramo»

Con la risposta "quando uno specchio si rompe non riflette più nulla; quando i fiori cadono non torneranno più sul ramo" Kejon vole dire "è a te stesso che devi rivolgere la domanda. Smetti di preoccuparti per il domani! Vivi l'esperienza, e poi si vedrà! Se entri profondamente nell'illuminazione, va incontro al mondo e saprai che cosa succederà.
Una volta che si è rotto lo specchio non riflette più.
Una volta che si è rotto l'ego, sparisce.
Quando sperimentiamo un cambiamento esso ci mostra il nostro nuovo posto nel mondo.
Per imparare servono tre condizioni:
La prima è che si voglia acquistare una conoscenza;
La seconda è che essa si possa acquisire per poi passare a metterla in pratica;
La terza è che si accetti il cambiamento provocato da questa nuova conoscenza.
Le persone fanno tutto ciò che serve per cambiare, ma quando arriva il cambiamento dicono: «che succederà quando ritornerò nel mondo?».
Ascolta! Fa' il tuo lavoro! Medita! Trova te stesso! E poi, va' nel mondo e vedrai! Non dirmi «Si però...» fa' ciò che devi! Cerca! Vivi! Realizzati!
Non mettere ostacoli alla tua realizzazione con la scusa che il mondo non possiede la bellezza che tu sai trovare dentro di te!
Lascia affiorare la tua bellezza interiore e realizzati senza chiederti quello che succederà dopo o come reagirà il mondo!
Tratto dal libro "Il dito e la Luna" di A.Jodorowsky

"Per quanto un individuo possa distinguersi dalla massa per le sue doti speciali, egli non adempie a tutti i suoi doveri, psicologicamente parlando, finché non riesce a funzionare in modo efficace nella collettività.
Frequentare la gente..., avere una vita sociale al di fuori delle relazioni professionali o lavorative.
Ciò che intendeva dire era che, se un individuo si tiene lontano da queste relazioni collettive, perde qualche cosa che non può permettersi di perdere"
8 febbraio 1923 conversazione di Jung con Cary Baynes (le parole sono della sig.ra Baynes rivolte a Jung)

giovedì 25 dicembre 2014

Il mistero del Natale e le facoltà di percezione dei pastori e dei magi d'Oriente


Volendo comprendere l'evento del Golgota nel senso del mistero di Natale, noi possiamo cercare in due direzioni:
Da un lato verso il cielo stellato con tutti i suoi segreti e dall'altro verso l'interiorità umana con tutti i suoi segreti.
Dal cielo stellato i magi dell'Oriente hanno saputo della venuta del Cristo Gesù sulla terra e dalla veggenza, che si sviluppa nell'interiorità umana, i poveri pastori sui campi hanno ricevuto l'annunzio del Salvatore.
Da queste due direzioni dalla quali giunge all'uomo ogni conoscenza,  dovrebbero anche arrivare la massima conoscenza del vero e proprio significato della Terra.
Dobbiamo guardare a quegli uomini, eccezionali anche per i tempi di allora, quali furono i magi dell'Oriente e i pastori sui campi; entrambi avevano conservato a modo loro ciò che per l'umanità in generale era più o meno sparito.
Le facoltà prenatali che si manifestano nei magi corrispondono più a un conoscere intellettuale, molto diverso da quello di oggi.
Ciò che agiva invece nei pastori corrisponde più al volere, e il volere rappresenta in pari tempo le forze di crescita nell'Universo.
I pastori furono legati con il loro volere all'essere del Cristo che si avvicina alla Terra.
Se anche belle Bibbie di oggi è espresso in maniera molto incompleta, pure si sente come il racconto dei magi dell'Oriente rifletteva la forma di conoscenza con cui i magi avvicinarono il mistero del Golgota.
Nel racconto dell'annuncio ai pastori che troviamo nel Vangelo, sentiamo che qui ci si riferisce alla volontà degli uomini, all'anima, all'intima sfera emozionale.
"Gloria a Dio nell'altro dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà"
Si sente lo scorrere della volontà nell'annuncio ai pastori. Se poi si sente la luminosità della conoscenza dei magi, si sente l'altro diversissimo modo.
Ci avviciniamo così al profondissimo significato di ciò che viene raccontato nel Nuovo Testamento in merito alla conoscenza dei magi e all'annuncio ai pastori, se cerchiamo di guardare profondamente nella conoscenza e nella  volontá umane, nella vita prima della nascita e dopo la morte.
È venuta alla superficie quella che prima era una conoscenza interiore che è comparsa in modo speciale nei pastori, mentre l'elemento esteriore, quello comparso ai magi è quello che risplende nelle immensità spaziali per percepire lo spirito; ciò che invece vive interiormente conduce alla veggenza che percepisce le profondità terrestri, però anche spirituali.
Tratto da "Là ricerca della nuova Iside, la divina Sofia" di Rudolf Stainer

mercoledì 24 dicembre 2014

L'individuo e l'uomo qualunque

Se considererai la tua mancanza di immaginazione, di ispirazione e di vitalità interiore, che tu senti come una stagnazione e uno sterile deserto, con quell'interesse che consiste proprio nell'allarme che si percepisce come conseguenza della morte interiore e come richiamo al deserto, allora potrà accadere qualcosa, poiché il vuoto interiore nasconde una pienezza altrettanto grande, se tu le consentirai di penetrare in te.
Se ti mostri aperto al richiamo del deserto, il desiderio struggente della pienezza vivificherà il vuoto desolato della tua anima come pioggia che cada su terra riarsa.
...Tu sei sterile perché è ostruita la sorgente della tua fantasia, la fonte della tua anima.
Vorresti ottenere risultati che lusinghino la tua superbia... Tu presagisci che non ce ne saranno. Per questo non vuoi essere fecondo, perché lo saresti solo per amore di Dio e non... per il tuo interesse.
Sbarazzati della bramosia rozza e volgare che, in maniera miope e puerile, conosce solo mete interne al tuo orizzonte.
Più ti attacchi a ciò che tutti desiderano, più tu sei un uomo qualunque, un uomo che non si è ancora scoperto e che brancola come un cieco per il mondo.
...Egli avanza verso il vuoto con la sicurezza di un sonnambulo, trascinandosi appresso tutti...poiché un "uomo qualunque" è sempre una moltitudine.
Il vero spirito di vita, produce una vita secondo la propria legge e non è storpiato dalla miopia delle nostre intenzioni e dall'arroganza grossolana della fede superstiziosa nella volontà.
Non si può facilmente eliminare ciò che si fonda su un abito mentale sostenuto dalla tradizione e dall'ambiente: ciò che non si può sfruttare in qualche maniera ha scarso interesse.
L'abituale svalutazione di ogni cosa che non si possa toccare con mano o che non si comprenda, e l'educazione che ci ha preceduto fino ai nostri giorni: da qui la sottosvalutazione della psiche.
La concezione biologica e materialistica che nell'uomo dell'epoca attuale non vede altro che un animale gregario, e nelle cui motivazioni essa scorge soltanto le categorie della fame e dell'istinto di potenza e sessuale.
Difronte alle cifre smisurate impallidisce qualsiasi forma di individualità, poiché la statistica cancella ogni unicità.
Eppure il reale portatore di vita è l'individuo.
È soltanto lui a provare felicità, è solo lui ad essere dotato di virtù, di responsabilità e di etica.
La massa e lo Stato non hanno nulla di simile. Solo l'uomo in quanto individuo è un essere vivente; lo Stato invece è un sistema, una pura e semplice macchina volta a classificare e ordinare la massa.
L'uomo ha contratto la lebbra del pensiero collettivo ed è divenuto un internato di quell'insana stalla di allevamento che viene chiamata "Stato totalitario".
Il punto di vista dell'uomo interiore è tanto più minacciato quanto più schiacciante è la prevalenza dell'uomo esteriore.
Esso è la conditio sine qua non della pace interiore e della felicità.
E tutti i discorsi del mondo non potranno eliminare la semplice verità psicologica, per cui, quanto più ampia è la massa, tanto minor valore ha il singolo individuo.
Il giovane schivo e delicato rappresenta tutto ciò che nell'anima ha le ali...ma egli muore avvelenato dal pensiero collettivo...della statistica e della massa..
Allo strapotere e alla brutalità delle convinzioni collettive egli non ha altro da opporre che il mistero della propria anima vivente.
Finché un individuo sa di essere portatore di vita e che è importante che viva, egli vive anche il mistero della sua anima, poco importa se in maniera cosciente oppure no.
Chi invece non vede più il senso della propria vita nel compimento di quest'ultimo e neppure crede all'esterno diritto umano alla libertà di attuare tale compimento, costui ha tradito e perduto la propria anima..
Tratto da "Mysterium Coniunctionis" di C.G.Jung

Ritrovare la spiritualità. Stainer


Sappiamo quale stretta relazione dobbiamo vedere fra ciò che di morale-spirituale avviene nell'evoluzione dell'umanità e ciò che avviene in natura.
Per stabilire con una certa comprensione il ponte tra esistenza naturale e ordine morale del mondo noi possiamo accostarci al nesso, che ci occupa da tanti anni, fra Cristo Gesù e l'essere il cui riflesso esteriore appare nel Sole.
Dioniso l'Areopagita chiama il sole monumento di Dio, e in Agostino troviamo dappertutto accenni del genere.
Persino nella scolastica troviamo ancora accenni al fatto che nelle stelle e nei loro movimenti si deve vedere l'immagine dell'esistenza divino-spirituale nel mondo.
Come molte altre cose nella nostra vita, anche la festa di Natale è diventata una frase fatta. La vita moderna è anzi giunta alla sua calamità, al suo caos, proprio perché queste cose sono diventate frasi fatte.
Se nella nostra comunità potessimo sviluppare i giusti sentimenti per quanto nel presente è diventato frase fatta, se da tali giusti sentimenti potessimo trovare gli impulsi per i rinnovamenti che sono necessari, allora la comunità che chiamiamo antropofisica sarebbe degna della sua esistenza.
Deve esservi comprensione per il fatto che in avvenire queste cose non dovranno continuare allo stesso modo, che dovranno ricevere un contenuto nuovo, che le antiche abitudini dovranno essere abbandonate e sostituite da vedute nuove.
Se non riusciamo a trovare il necessario coraggio interiore, noi mentiamo conservando l'antica frase fatta della festa natalizia annuale (come per tutte le altre feste sacre) e celebrandola senza che l'anima sia presa da sentimenti adeguati.
Dovremmo poter prendere la decisione di dare un contenuto, che faccia passare per le nostre anime sentimenti davvero sublimi e unici, a una festa che deve sollevare l'umanità a comprenderne il significato.
La disgrazia del nostro tempo è proprio che non si possa trovare il coraggio di sollevarsi a un nuovo contenuto, al di sopra del carattere di frase fatta.
La nostra anima potrà giungere a sentimenti unici, se sentirà l'impegno di sperimentare la nuova leggenda di Iside nell'ambito dell'umanità moderna, il suo ritrovamento attraverso lo stimolo delle interiori forze conoscitive spirituali che al posto del cielo morto pongono ciò che, muovendo dalla vita interiore, ci fa di nuovo apparire le stelle e i pianeti come monumenti delle potenze spirituali che si muovono nello spazio.
Dobbiamo imparare nuovamente a guardare la nuova Iside, la santa Sofia.
Nel corso del XX secolo il Cristo ricomparirà nella sua figura spirituale perché gli uomini troveranno la forza che è rappresentata dalla santa Sofia o Maria.
Essa è stata uccisa da tutto quanto si è formato nella coscienza moderna dell'umanità; le confessioni moderne hanno appunto distrutto, almeno in parte, la concezione che si riferisce a Maria.
La comunità antroposofica dovrebbe essere una comunità di persone legate frac loro da amore, perché sentono che è il loro compito una ricerca in comune.
I sacrifici i doni insiti nella coscienza devono passare come qualcosa di unico attraverso la nostra anima  affinché l'umanità moderna giunga ad adempiere il suo compito di iniziare una vera e nuova civiltà dopo essere uscita dalle barbarie.
A questo scopo è per altro necessario che fra di noi ognuno sia di aiuto all'altro con amore, che veramente la nostra diventi una comunità di anime, che scompaia fra noi ogni forma di gelosia, che non si guardi solo a quel che fa l'altro, ma che tutti insieme si miri al grande scopo comune.
Tratto da "La ricerca della nuova Iside. La divina Sofia" R. Stainer
Conferenza a Dornarch, 24 dicembre 1920

lunedì 22 dicembre 2014

Un "Credo"....di speranza...


Credo nell'unicità dell'infinita via universale, svariata e molteplice estrinsecazione dell'Uno.

Credo, che di questa vita infinita io sia prodotto e un coefficiente ancora, per cui, come uno strumento di un orchestra, debbo ad essa accordarmi per concorrere all'infinita sua universale ed eterna armonia.

Credo nella progressiva, ascensionale ed infinita evoluzione della vita dell'Universo in genere e dell'uomo in specie, nella quale l'uomo appunto rappresenta l'ultimo ed eccelso scalino.

Credo nelle latenti potenzialità spirituale e divina dell'uomo.

Credo nella possibilità della loro realizzazione.

Credo che col mezzo della reincarnazione l'uomo ottenga finalmente il sospirato risveglio della sua spirituale e soprattutto della sua divina potenzialità.

Credo che con esercizi costanti coordinati e progressivi se ne possa accelerare la realizzazione.

Credo che la difficoltà non si trovi tanto nella spiritualità e nella divinità irrealizzabili, quanto nel sordito egoismo.

Credo che se non unica, principale sia l'interna via dell'introversione e che l'esteriore via dell'estroversione solamente nell'inizio ed accessoriamente possa coadiuvare l'interna.

Credo che la maggiore è primitiva difficoltà consista nell'iniziare un recettivo adattamento alle primitive ispirazioni direttrici, e che questo primo adattamento costituisca il filo di Arianna per evadere dall'intrigato e oscuro labirinto del proprio essere.

Credo che iniziatasi, al fine, l'illuminativa recettività, caste, libri, maestri, divenendo successivamente mezzi sempre più secondari, riescano progressivamente inutili e poi anche intralcianti  e dannosi accessori.

Credo ancora che l'uomo con le proprie azioni o funzioni cattive o buone, rispettivamente peggiorando e migliorando sé stesso, disponga della sua sorte, della quale diviene così, oltreché arbitro legislatore ancora.

Credo che utilizzando tutti gli altri coadiuvanti accessori, si possa facilitare ed accelerare la sospirata e finale liberazione.

Credo, infine, fermamente nella finale estrinsecazione o nella definitiva risurrezione della spirituale e soprattutto della divina entità nell'uomo; per cui da oppresso ed infelice schiavo può finalmente estollersi a libero e felice signore del creato nella sua beata e assoluta Essenza

Tratto da "Tecnica dell'Evoluzione Spirituale e Divina dell'Uomo" dr. C. Migliore 1913

venerdì 19 dicembre 2014

Ampliamento della coscienza




La psicologia junghiana si fonda su un proprio concetto di energia psichica, che, come tutti i processi energetici, ha origine da una bipolarità o presuppone una polarità di opposti.
La separazione in due aspetti opposti precede dunque ogni comprensione cosciente:
Nel momento in cui sta per varcare la soglia della coscienza, un contenuto inconscio tendea scindere in due aspetti opposti, come si può osservare nei sogni.
Ciò indica che questo contenuto è giunto allo stadio che precede immediatamente il suo emergere nella coscienza.
Finché gli opposti restano fusi in una unità indivisa, ogni processo conscio è impossibile.
D'altra parte non si può concepire un processo psichico che non sia sotteso da una dualità o polarità.
Dal punto di vista dell'Oriente lo scopo ultimo è il ritorno a uno stato di unità simile a quello che precede la separazione in coppie di opposti.
In questa prospettiva, l'illuminazione, che l'insegnamento e la filosofia buddhista chiamano Bodhi e il buddhismo Zen Satori, è un movimento della coscienza per ritrovare, attraverso una sorta di visione intuitiva, l'unità che ha preceduto la separazione.
È il ritorno al di là degli opposti, alla condizione di totalità preconscia.
Ma prima di riunire bisogna separare: la separazione degli opposti è un atto positivo e creativo.
La separazione corrisponde a un atto di discriminazione assolutamente necessario per conseguire un potenziamento, e quindi una differenziazione della coscienza.
Non solo il primo passo, ma anche ciascuno degli stadi successivi verso un progresso della coscienza sono preceduti da una separazione degli opposti.
Nell'individuo il bisogno di ampliare il campo della coscienza si manifesta in continuazione. L'accesso a un punto di vista più ampio e lucido viene avvertito a livello soggettivo come l'improvviso spalancarsi di porte che lasciano entrare un'aria di nuovo respirabile.
I giovani per esempio, dicono di sentirsi "soffocare" dai genitori. 
La partecipation mystique, l'identità inconscia con la famiglia, sono in una prima fase normali e benefiche, come il liquido amniotico in cui l'embrione deve evolversi per un certo tempo: ma quando hanno svolto il loro ruolo diventano asfissianti ed emerge il bisogno di muoversi in uno spazio più vasto.
La stessa esperienza può capitare a persone che vivono in piccoli paesi o all'interno di gruppi ristretti o in una tribù...si sentono improvvisamente soffocare.
Queste esperienze interiori inducono molto spesso trasformazioni esteriori.
Secondo Jung si può parlare di proiezione ogniqualvolta si manifesti una perturbazione dell'idea arcaica fra soggetto e oggetto.
Finché le opinioni che posso avere su qualcosa, che si tratti dell'essenza della materia o del carattere del mio vicino, sembrano in armonia con il comportamento dei fatti o della persona in questione, io sono nell'impossibilità di capire se vi è una proiezione da parte mia, poiché il comportamento dell'oggetto sembra collimare con l'opinione che ne ho.
Soltanto quando, per un motivo o per l'altro, comincio ad avere la sensazione che quel che affermo non sia del tutto corretto, quando provo una sorta di disagio nel ribadirlo, oppure emergono dei fatti contrastanti con le mie convinzioni, posso cominciare a chiedermi se si tratti di una proiezione: "E se la realtà fosse diversa?"
Quando siamo assaliti da questi dubbi, nell'inconscio è già presente una nuova idea sull'oggetto in questione, si è sviluppato un nuovo punto di vista che ha soppiantato l'antica visione delle cose.
La nuova concezione, che emana dall'inconscio, si sviluppa dapprima in modo sotterraneo, e a un certo punto il precedente punto di vista cade come un vecchio involucro; è in questo momento che si può, si deve, anzi, prendere coscienza della proiezione.
Come mai gli individui, i gruppi, o persino le nazioni devono superare certe proiezioni? Perché la stessa cosa avviene nella sfera scientifica, e perché ciascuna epoca propone nuovi punti di vista? Possiamo soltanto costare che, dopo un certo tempo, si manifesta il bisogno inconscio di un atteggiamento nuovo che, un bel giorno, trasformerà la situazione cosciente.
Ogni visione della realtà, religiosa o scientifica, è un sistema per regolamentare le cose e i rapporti con esse.
Ma proprio perché è un sistema destinato a mettere ordine nel caos, interiore ed esteriore, con il quale deve confrontarsi il nostro complesso dell'Io, questo processo ha dei limiti:
Ciò spiega probabilmente perché, dopo un certo tempo, l'ordine è sentito come una prigione.
Per sintetizzare si potrebbe dire che ogni ipotesi scientifica è uno strumento per ampliare il campo della coscienza; dopo un certo tempo, però, essa limita l'evoluzione futura.
Questo processo richiede molto tempo poiché lo spirito umano tende un po' troppo ad aggrapparsi ai suoi vecchi schemi, arrivando addirittura a deformare i fatti per salvaguardarli.
Gli uomini si attaccano emotivamente alle loro ipotesi di lavoro o opinioni varie come se si trattasse di verità eterne, al punto che esse diventano un ostacolo allo sviluppo futuro della coscienza nella misura stessa in cui precedentemente l'avevano stimolata.
Questo accade poiché si fondano su strutture archetipiche e si rischia di rimanere affascinati dal loro potere.
Ecco perché l'infrangersi della prigione che esse costituiscono è sentito come una liberazione, come il dischiudersi di nuove possibilità di vita (...Che spesso fa più paura della prigione stessa).
Tratto da "I miti di creazione" di Marie-Louise von Franz

mercoledì 17 dicembre 2014

L'Apocalisse e il concetto di corpo glorioso


Nell'Apocalisse di san Giovanni, dopo la descrizione della distruzione del mondo, leggiamo:
Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: « Ecco la dimora di Dio con gli uomini!/ Egli dimorerà tra loro/ ed essi saranno il suo popolo/ ed egli sarà il "Dio con loro"./ E tergerà ogni lacrima dai loro occhi./ Non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate.»
E colui che sedeva sul trono disse...
«Io sono l'Alfa e l'Omega,/ il Principio e la Fine./ A colui che ha sete darò gratuitamente/ acqua della fonte della vita.»
L'idea che dopo una catastrofe apocalittica, il mondo sia ricreato o siano rinnovati certi processi creativi cosmici, non si trova solo nella Bibbia, ma anche in certe mitologie.
Nella mitologia germanica e in quella indù emerse il concetto di un evento ciclico e di ritmo incessante di creazioni e di successive distruzioni.
Ciascun inizio è meraviglioso, poi, quando il periodo arriva alla fine, questo mondo si disintegra progressivamente, il male e le forze della decadenza gradualmente hanno la meglio finché esplode la catastrofe finale, e tutto riemerge nella bellezza intatta di una nuova promessa di vita.
Nella nostra civiltà cristiana, la nuova creazione è considerata un evento unico, al giudizio universale non seguirà semplicemente una ripetizione di quel che è già avvenuto, l'inizio di um nuovo ciclo durante il quale il diavolo porterà di nuovo il mondo alla distruzione e così via, innumerevoli volte.
Questa nuova creazione è identificata con la Gerusalemme celeste, la città celeste che, come rivelano altri passi dell'Apocalisse, è chiaramente rappresentata come un mandala; nello stesso tempo è paragonata a una sposa "adorna per il suo sposo", ed è fatta di un'essenza più spirituale della realtà materiale nella quale viviamo.
Gli uomini che saranno ammessi a vivervi non vi vivranno nel loro antico corpo, ma in quello che è designato come "corpo glorioso".
Il "corpo glorioso" preoccupò molto gli spiriti del Medioevo, che si domandavano se, al nomento della resurrezione, sarebbero resuscitati con le infermità e le debolezze che avevano afflitto il loro corpo in carne ed ossa. Secondo i teologi, resusciteremo in un "corpo glorioso", descritto vagamente come qualcosa che non somiglia al corpo materiale.
In modo altrettanto vago e impreciso, si dice che la Gerusalemme celeste sarà diversa della sfera imperfetta di realtà in cui viviamo attualmente.
La stessa idea, dunque, è applicata al corpo individuale e alla creazione nel suo insieme.
Tratto da: "I miti di creazione" di Marie-Louise von Franz

lunedì 15 dicembre 2014

Il nome Adamo


Il nome Adam significa letteralmente "rosso", e questo stabilisce un collegamento della tradizione ebraica con quella atlantidea, che fu quella della razza rossa.
C'è erroneamente chi crede di individuare per questo nome un'origine differente, secondo cui esso significherebbe "tratto dalla terra" (adamah) nell'interpretazione consueta, ma ve n'è un'altra che collega il nome con la parola dam "sangue"; la differenza è soltanto apparente perché in realtà tutti questi termini hanno una radice unica.
Innanzitutto, si noti che, dal punto di vista linguistico, non è ammissibile l'etimologia volgare, la quale giunge a far derivare Adam da adamh, che viene tradotto con "terra"; ipotesi inversa sarebbe più plausibile; ma in effetti, i due sostantivi provengono entrambi da una medesima radice verbale adam, che significa "essere rosso".
Adamah, originariamente almeno, non era terra in generale (erets), né l'elemento terra (iabashah, parola il cui senso primitivo sta ad indicare l'aridità come qualità caratteristica di questo elemento);
È propriamente l'argilla rossa, che per le sue proprietà plastiche è adatta a rappresentare una certa potenzialità, una capacità di ricevere delle forme.
Per la stessa ragione la "terra rossa" sembra avere una speciale importanza nel simbolismo ermetico come raffigurazione della "materia prima".
Aggiungiamo la parentela fra una designazione della terra e il nome Adam, preso come tipo dell'umanità, si ritrova sotto un'altra forma, nella lingua latina, in cui la parola humus, "terra", è vicina in maniera altrettanto singolare ai termini homo e humanus.
Se si riferisce specificamente il nome Adam alla tradizione della razza rossa, questa corrisponde alla terra, fra gli elementi, così come, fra i punti cardinali, è in correlazione con l'Occidente, e questa ultima concordanza dà un'ulteriore giustificazione a ciò che avevamo detto in precedenza.
Quanto alla parola dam, "sangue" anch'essa deriva dalla stessa radice di adam (l'aleph iniziale, esistente nella radice, scompare nel derivato, il che non è un fatto eccezionale): il sangue è propriamente il liquido rosso, la parentela tra tale designazione del sangue e il nome Adam è dunque incontestabile e si spiega da sola con la derivazione di una radice comune.
L'uomo è detto rosso a causa del suo sangue ma il fatto di avere il sangue non è esclusiva caratteristica dell'uomo che lo ha in comune con le specie animali.
Il colore rosso è considerato come la sede, o meglio il supporto della vitalità animale propriamente detta, ma il temperamento sanguigno, fra gli elementi, corrisponde al fuoco, non alla terra ed è la razza nera che viene messa in relazione con l'elemento fuoco così come tra i punti cardinali essa corrisponde al Sud.
Fra i derivati della radice adam, troviamo la parola edom, che significa "rosso di capelli" e differisce da Adam soltanto per le vocali, nella Bibbia Edom è un soprannome di Esaù, da cui il nome di Edomiti, dato ai suoi discendenti.
Ci ricorda i "sette re di Edom" di cui si parla nello Zohar, e questa somiglianza con Adam ci fa pensare che questo nome viene scelto per rappresentare le umanità scomparse.
Si può considerare come l'origine della razza rossa e della sua particolare tradizione.
Tratto da "Forme tradizionali e cicli cosmici" di R.Guenon

venerdì 12 dicembre 2014

L'inconscio e il corpo

Un esempio eclatante di cosa è l'inconscio è il corpo.
Chi "gestisce" i miliardi di processi corporei che avvengono ogni istante in modo organizzato e continuo? Il corpo/inconscio.
Personalmente credo che l'incoscio sia "stratificato" in ogni apparato, organo, tessuto, cellula; non è quindi un ubicato in qualche area cerebrale, anzi è ubiquitario e diffuso (alcuni psicoanalisti, vedi Chiozza, ritengono ad esempio che il fegato abbia delle vere e proprie fantasie). Ad esempio i sintomi corporei possono essere letti come "sogni" del corpo.
Lo stesso linguaggio dell'inconscio dei sogni, un linguaggio allusivo e analogico, lo si può applicare pari pari ai sintomi del corpo. 
Il corpo può essere inteso come un "precipitato" di tutte le memorie onto e filogenetiche.
Gli archetipi psichici, scoperti e studiati da Jung, si sono "condensati" nel corpo. Per quanto riguarda il tema della scientificità della psicologia, Jung disse "La psicologia deve abolirsi come scienza e proprio abolendosi raggiunge il suo scopo" in quanto l'oggetto di indagine della psicologia coincide con il soggetto stesso.

Aldebaran Pulsar

A questo aggiungerei le molteplici affermazioni che il corpo umano è un microcosmo ed è una esatta rappresentazione speculare del macrocosmo, e ciò è possibile grazie alla connessione dall'inconscio personale con l'inconscio collettivo, in egual relazione tra di loro (micro-macro, dentro-fuori, sopra-sotto...)
Personalmente penso che la scienza il suo affannarsi a spiegare sempre tutto materialmente serve solo a convincere le persone pragmatiche che le teorie, le leggi della psicologia, psicosomatica, psicoenergetica, ecc... hanno fondamenta, chi sa ascoltare se stesso non ne ha bisogno anche se è bene, anzi è fondamentale sapere ciò che è stato appena sottolineato.
Credo che non vi sia affermazione più giusta che la psicologia debba abolirsi come scienza, aggiungendo che deve abolirsi perché la scienza corrente concepisce solo una visione ottusa e materiale... Cieca e testarda...
Credo che alla psicologia debba aggiungersi sempre e comunque uno studio di mitologia, simbologia, spiritualità, tradizione orientale, ecc.. in quanto il nostro inconscio per esprimersi in noi trova "forma" in tutto ciò che è atavico e purtroppo dimenticato da molti di noi, ecco perché a volte facciamo sogni che non sappiamo proprio comprendere...
La ricerca di sé stessi la può iniziare chiunque, ma non è facile, anzi, laboriosa e piena di insidie, però basta trovare la via giusta, sempre studiando i primordi dei simboli che poi ci danno la vera chiave di lettura..
Nell'AniMo Antico

giovedì 11 dicembre 2014

Significato di Materia


L'associazione più sovente e antica è quella che ricollega materia a mater, e ciò in effetti è ben appropriato alla sostanza in quanto principio passivo, o simbolicamente "femminile": si può dire che Prakriti svolge una funzione "materna" in rapporto alla manifestazione, così come Purusha svolge una funzione "paterna"; e ciò si verifica ugualmente a tutti i livelli in cui si può esaminare analogicamente una correlazione tra essenza e sostanza.
Il vegetale è per così dire la "madre" del frutto che da esso nasce e che esso nutre della sua sostanza, ma che non si sviluppa e non matura se non per l'influenza vivificante del sole, il quale in certo qual modo viene ad esserne il "padre"; per conseguenza il frutto stesso è simbolicamente  assimilabile al sole per "coessenzialità", se così è lecito esprimersi.
È anche possibile ricollegare lo stesso termine materia al verbo latino meriti, "misurare" ma dire "misura" equivale ad introdurre una determinazione, e ciò non è più applicabile all'assoluta  indeterminazione della sostanza universale o della materia prima, ma deve piuttosto riferirsi a qualche altro significato più ristretto:
Per tutto ciò che può essere concepito e percepito il sanscrito ha soltanto l'espressione nâma-rupa, i cui due termini corrispondono all' "intellegibile" e al "sensibile".
I due termini "intellegibile" e "sensibile" adoperati correlativamente sono propri del linguaggio platonico; si sa che il "mondo intellegibile" è per Platone l'ambito delle "idee" o degli "archetipi", i quali sono effettivamente le essenze del vero significato della parola: e, in rapporto a questo mondo intellegibile, il mondo sensibile, ambito degli elementi corporei o di quanto procede dalle loro combinazioni, sta dal lato sostanziale della manifestazione.
Intesa alla lettera, la misura si riferisce principalmente all'ambito della quantità continua, cioè alle cose che hanno carattere spaziale cioè alla "materia corporea".
Il concetto platonico e neo-platonico di misura concorda con il concetto indiano: il "non misurato" è ciò che ancora non è stato definito o finito nel cosmo, cioè l'universo "ordinato"; il "non misurabile" è l'infinito, origine ad un tempo dell'indefinito e del finito.
Si vede qui che l'idea di misura è intimamente connessa con quella di "ordine"   (in sanscrito rita), riferendosi alla produzione dell'universo manifestato, poiché si tratta della produzione dell' "ordine" a partire dal "caos"; quest'ultimo è l'indefinito nel senso platonico, mentre il cosmo è il definito.
Il termine sanscrito rita è apparentato al latino ordo, e ancora con il termine rito; etimologicamente il rito è quanto viene compiuto conformemente all' "ordine", e che per conseguenza imita, o riproduce al suo livello, il processo stesso della manifestazione.
Per questo che in una civiltà strettamente tradizionale, qualsiasi atto riveste un carattere essenzialmente rituale.
Questa produzione è anche assimilata da tutte le tradizioni ad un' "illuminazione", mentre il "caos" è simbolicamente identificato con le "tenebre": si tratta della potenzialità a partire dalla quale si "attualizzerà" la manifestazione, cioè, in definitiva, il lato sostanziale del mondo descritto anche come polo tenebroso dell'esistenza, mentre l'essenza ne è il polo luminoso, poiché è la sua influenza ad illuminare effettivamente questo "caos" per ricaricarne il "cosmo".
In accordo con il termine sanscrito srishti, che designa la produzione della manifestazione , e che contiene ad un tempo le idee di "espressione", di "concezione" e di " irraggiamento luminoso".
Tratto da "Il Regno della  Quantità e i Segni dei Tempi" di R. Guenon

martedì 9 dicembre 2014

Il processo alchemico interiore


Nel processo alchemico interiore, quel che emerge dapprima durante il periodo della nigredo, è il regno animale, in primo luogo gli animali domestici, poi in genere, gli animali selvatici o mitici: leoni, orsi, lupi, draghi ecc... In seguito vengono immagini della vita vegetale: la creazione della pietra filosofale è rappresentata, per esempio, dall'atto di piantare e innaffiare un albero dai frutti d'oro, il che raffigura il processo di crescita dall'albero, che si svolge nell'alambicco come nell'essere umano.
Lo scopo finale è rappresentato dal metallo, dalla pietra, dal cristallo o da una sostanza minerale, che oggi considereremmo simboli della materia inorganica.
Si tratta dunque di un rovesciamento totale del processo, rispetto alla nostra concezione dell'evoluzione, secondo la quale dalla materia inorganica hanno avuto origine il regno vegetale, il regno animale, infine l'essere umano.
Il processo alchemico ribalta completamente questo concetto di evoluzione biologica facendo apparire prima gli animali, poi le piante e infine l'oro inorganico.
L'opera alchemica è l'inversione a livello psichico dell'evoluzione biologica esterna.
È come se quel che si manifesta sotto forma di processo d'espansione nel mondo fisico fosse interiorizzato e integrato nel mondo psichico secondo il processo inverso.
Nell'individuo che intraprende il processo analitico si manifestano dapprima gli appetiti selvaggi, i complessi automi, le pulsioni sessuali e la volontà di potenza, in genere simboleggiati da squali, tigri, leoni, serpenti, lupi, cani che si accoppiano e immagini analoghe: tutti i richiami della natura selvaggia risuonano nell'essere umano.
Poi vengono i simboli della natura vegetale, una prima unificazione e un primo grado di crescita della personalità, rispecchiando una certa stabilità del rapporto tra conscio e inconscio, e il fatto che la persona non è più in balia dei suoi appetiti e desideri.
In seguito appaiono i simboli del mandala e della pietra filosofale che denotano un consolidamento dell'esperienza interiore e lo stabilizzarsi del rapporto tra l'Io e il Sé, oltre che della personalità globale.
Il processo alchemico e il processo di individuazione, così come l'intende Jung, rispecchiano entrambi il rovesciamento della creazione e contengono in ordine inverso, tutto il simbolismo dei miti di creazione.
Mentre i miti di creazione spesso iniziano con l'unione della divinità maschile e di quella femminile e una nascita, nell'opera alchemica questo motivo della coniunctio appare prioprio alla fine del processo quando si compie l'unificazione degli elementi.
Tratto da "I miti di creazione" di Marie-Louise von Franz

venerdì 5 dicembre 2014

Il Fuoco Creatore alchemico

Secondo Simon Mago, la potenza eterna si suddivide in Sopra e in Sotto, si crea, si accresce, si ricerca, si trova, è sua madre e suo padre, suo fratello, suo marito, sua figlia, suo figlio, nello stesso tempo padre e madre, origine di tutte le cose.
Questa è una descrizione del Sé in quanto totalità originaria preconscia.
Simon Mago prosegue affermando che il fuoco è all'origine di ogni creazione, poiché all'origine di ogni creazione vi è il desiderio di creare che penetra tutto ciò che entra nell'esistenza, e questo desiderio di creare nasce dal fuoco.
Con un gioco di parole, Simon Mago osserva che, persino per i desideri terreni e temporali, la lingua corrente impiega l'immagine del fuoco.
Chi è innamorato "brucia di desiderio", del desiderio di generare, di creare.
Il fuoco, il desiderio-fuoco è all'origine di ogni cosa.
Si parla di un "temperamento focoso", del "fuoco della collera", del "fuoco dell'amore", del "fuoco della gelosia" o del "fuoco dell'azione".
La passione violenta appare spesso nei sogni sottoforma di incendio più meno distruttivo, poiché se il fuoco passione spinge ad agire, creare, procreare, può anche essere distruttivo.
Di per sé il fuoco è uno ma si manifesta in due forme, nell'uomo il fuoco si trasforma in sangue, caldo e rosso e in sperma; nella donna in latte: in entrambi i casi fa sorgere la creazione.
Secondo Simon Mago, il fuoco è anche all'origine della coscienza, del Logos. Come egli dice è una piccola scintilla che continua a crescere fino al raggiungere una potenza straordinaria e a trasformarsi in un intero eone.
È una forza creativa divina.
Simon Mago afferma che il cosmo ha una doppia origine: da un lato lo Spirito onnipotente che governa ogni cosa e dall'altro il grande Pensiero che è femminile e che genera tutto ciò che esiste. Tra questi due si situa il Pneuma.
In genere l'emozione è simboleggiata dall'elemento del fuoco, uno dei simboli più frequenti della libido o dell'energia psichica.
Eraclito affermava che il fuoco è l'essenza stessa del mondo: tutto viene dal fuoco e tutto ritornerà al fuoco.
Ogni cosa può essere mutata in fuoco e il fuoco a sua volta può essere trasformato in ogni cosa, così come l'oro permette di acquistare qualsiasi merce e ogni merce consente di ottenere l'oro.
L'oro, il fuoco, la moneta indicano tutti l'energia e quello che è il valore fondamentale di scambio, l'energia psichica, la libido.
Secondo Eraclito il fuoco è energia. Due sono le potenze opposte che generano ogni cosa, la guerra e la pace. Provocano l'esplosione e poi conducono alla quiete. La prima è la via ascendente, l'altra è la via discendente. La terra si dissolve, diventa acqua, quest'ultima evapora e si trasforma in aria, poi in fuoco. Questa è la via ascendente. Ma quando il fuoco si condensa, diventa umidità, si trasforma in acqua e infine in terra e si ha la via discendente.
Solve et coagula, "sciogli e coagula", dicevano gli alchimisti.
Eraclito identificò questo fuoco con il concetto di Logos, intendendo per Logos il pensiero cosciente, che ha il potere di creare un ordine e può essere espresso con le parole, poiché logos significa "parola".
Tratto da "I miti di creazione" di Marie-Louise von Franz

giovedì 4 dicembre 2014

Residui psichici


Il caso della permanenza di vestigia di una tradizione degenerata, la cui parte superiore o "spirituale" sia scomparsa, è in fondo esattamente paragonabile a quello dei resti psichici che un essere umano lascia dietro di sé passando ad un altro stato (dopo la morte terrena), i quali, abbandonati che siano in questo modo dallo spirito, possono anch'essi servire a qualunque cosa;
di fatto, che siano utilizzati coscientemente da un mago o da uno stregone, o in modo inconscio da qualche spiritista, gli effetti più o meno malefici che possono conseguire non hanno evidentemente niente a che vedere con la qualità propria dell'essere a cui tali elementi appartennero in precedenza; nella tradizione estremo-orientale vengono chiamate "influenze erranti", le quali dell'essere a cui appartenevano avranno conservato, al massimo, una apparenza puramente illusoria.
Le influenze spirituali per entrare in azione nel nostro mondo, debbono necessariamente assumere dei "supporti" appropriati, prima di tutto nel campo psichico, poi nello stesso campo corporeo (analogamente all'essere umano vivente).
Se le influenze spirituali in seguito si ritirano per qualsiasi ragione, i loro antichi supporti corporei, luoghi o oggetti, resteranno comunque carichi di elementi psichici, i quali saranno tanto più forti e più persistenti quanto più potente sarà stata l'azione per cui essi servirono come mediatori e strumenti.
Gli archeologi moderni, ignorando completamente queste cose, agiscono da imprudenti pur senza volerlo.
Può accadere che alcuni luoghi od oggetti siano stati particolarmente preparati in vista di un'azione difensiva contro chi avrebbe potuto indebitamente mettervi mano, giacché precauzioni di tale sorta non hanno nulla di illegittimo.
Le influenze psichiche residue, private dello spirito che un tempo le dirigeva e ridotte in tal modo ad una specie di stato "larvale" possono benissimo reagire di per sé stesse, in modo più o meno disordinato, ad una provocazione di qualunque genere essa sia e per quanto involontaria.
Queste influenze sono in balia di chiunque sappia captarle, e potrà servirsene ai fini più diversi e addirittura opposti a seconda delle intenzioni di chi se ne impadronirà e le dirigerà secondo la propria volontà (maghi neri, sciamani, spiritisti ecc..).
Spesso la geografia sacra viene applicata "alla rovescia": se un punto è  privilegiato in rapporto all'emissione e alla direzione delle influenze psichiche quando queste sono veicolo di un'azione spirituale, non meno lo sarà quando le stesse influenze psichiche saranno utilizzate in maniera completamente diversa e per scopi contrari ad ogni spiritualità.
Tutto ciò (per fortuna) non ha alcun rapporto diretto con il vero segreto iniziatico, il quale risiede esclusivamente in ciò che è «ineffabile» ed «incomunicabile» e al riparo da ogni ricerca indiscreta.
Glastonbury la terra del sole
Tratto da "Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi" di R.Guenon

mercoledì 3 dicembre 2014

I limiti sulla geografia sacra


Ciò che gli scienziati bene o male descrivono a questo mondo non è forse proprio la successione delle tappe della limitazione delle facoltà umane, tappe delle quali l'ultima corrisponde a quella che si può chiamare la mania delle spiegazioni razionali con tutto ciò che queste presentano di grossolanamente insufficiente?
Questo modo di vedere, da cui deriva la geografia moderna data soltanto dai secoli XVII e XVIII, cioè dall'epoca stessa che vide originarsi e diffondersi la mentalità razionalistica, cosa che viene a confermare che a a partire da questo momento, le facoltà di concezione e di percezione, che permettevano all'uomo di cogliere qualcosa che non fosse soltanto il modo più grossolano ed inferiore della realtà, si erano totalmente atrofizzate, mentre il mondo stesso si era di pari passo irrimediabilmente "solidificato".
O una volta si vedevano cose che oggi non si vedono più, perché si sono avuti cambiamenti considerevoli nell'ambiente terrestre o nelle facoltà umane, o piuttosto contemporaneamente in entrambi:
tali cambiamenti essendo più rapidi quanto più ci si avvicina alla nostra epoca;
Oppure quella che viene chiamata la "geografia" aveva anticamente un significato diverso da quello odierno.
In realtà i due termini di questa alternativa non si escludono affatto e ciascuno dei due esprime un lato della verità, poiché la concezione che si ha di una scienza dipende naturalmente sia dall'angolo visuale da cui si considera il suo oggetto, sia dalla misura in cui si è capaci di cogliere effettivamente le realtà in essa implicite: mettendo insieme questi due aspetti, una scienza tradizionale ed una scienza profana, pur portando lo stesso nome, sono così profondamente diverse da essere realmente separate da un abisso.
Esiste realmente una "geografia sacra" o tradizionale che i moderni ignorano completamente così come tutte le altre conoscenze dello stesso genere: c'è un simbolismo geografico come c'è un simbolismo storico, ed è il valore simbolico che dà alle cose il loro significato profondo, perché esso stabilisce la corrispondenza con la realtà di ordine superiore.
Per determinare questa corrispondenza bisogna essere capaci di percepire nelle cose stesse il riflesso di quella realtà.
Per questo vi sono luoghi più particolarmente adatti a servire da "supporto" all'azione delle "influenze spirituali", ed è su ciò che si basa la fondazione di certi "centri" tradizionali principali o secondari, di cui gli "oracoli"  dell'antichità ed i luoghi di pellegrinaggio sono gli esempi più appariscenti.
Vi sono luoghi che sono non meno particolarmente favorevoli al manifestarsi di "influenze" di carattere del tutto opposto...
Ma cosa importa a una mentalità materialista se ci sia una "porta dei Cieli" in un certo luogo, o una "bocca degli Inferi" in un altro dal momento che lo "spessore" della sua costituzione "psicofisiologica" è tale che assolutamente in nessuno dei due egli può provare qualcosa di speciale!
Queste cose per lui sono letteralmente inesistenti il che non vuole affatto dire che esse abbiano cessato di esistere; ed è del resto vero che essendosi ridotte al minimo le comunicazioni dell'ambito corporeo con quello sottile, per poterle constatare occore uno sviluppo delle suddette facoltà molto maggiori di un tempo.
La difficoltà e la rarità di percezione di quest'ordine ne sono state doppiamente accresciute, permettendo ai moderni di deridere i racconti degli antichi.
La geografia sacra, la cui conoscenza è quella che determina la scelta per istituire dei luoghi particolari, è come ogni altra scienza tradizionale di carattere contingente, passibile di essere stornata dal suo uso legittimo e applicata "alla rovescia": se un punto è "privilegiato" in rapporto all'emissione e alla direzione delle influenze psichiche quando queste sono veicoli di un'azione spirituale, non meno lo sarà quando le stesse influenze psichiche saranno utilizzate in maniera completamente diversa per scopi contrari ad ogni spiritualità.
Vedi anche:
Luoghi e proiezioni psichiche Von Franz
Tratto da "Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi" R.Guenon

lunedì 1 dicembre 2014

La confusione tra psichico e spirituale


"...Poiché è così che tutti i disordini parziali, anche quando appaiono in qualche modo come il disordine per eccellenza, sono nondimeno necessari nel concorrere all'ordine totale" R.Guenon

Ho finalmente trovato un testo che avvalora la mia sensazione su varie forme di pseudo-spiritualità (esteriore o exoterica) che ho sempre cercato di evitare nonostante abbia avuto in passato varie offerte, (anche allettanti), di poter avere delle "crescite" in tal senso e con promesse di un perseguimento della "spiritualità", non solo più veloce, ma anche con una sorta di "aiuto" da "maestri spirituali" che in quanto tali avrebbero saputo guidare il mio percorso al meglio...
Ecco... Premesso questo voglio specificare che l'unico maestro risiede all'interno di noi ma ci vuole molto coraggio per tuffarsi nel nostro profondo, ed "ascoltare", ma soprattutto anche rischiare di sbagliare e imparare a seguirsi...
Per quanto sia allettante, per quanto possa sembrare apparentemente giusto avere una guida esterna più esperta, per quanto queste guide possano essere in buona fede (ma ho i miei dubbi), per quanto proclamino la libertà dell'adepto alla propria individualità ecc...
..C'è sempre stato dentro di me un sentore che mi ha sempre portato a pensare che queste cose "sporcano" l'Anima e il vero traguardo di purezza spirituale.
Ho sempre seguito questa sensazione profonda di fiducia nel mio profondo interiore e penso che giocare con questi spiritismi non c'entra nulla con il vero ascolto del Sé.
Tra l'altro credo che la maggior parte delle persone che si avvicinano alle pratiche psichiche abbiano insita in loro una forte insicurezza e fragilità che li porta a voler essere finalmente padroni di "poteri visibili" per avere una barriera, una forza protettiva e un riconoscimento in ambito spirituale, e infatti la maggior queste persone da adepti diverranno maestri (per dimostrare a loro stessi e agli altri che "ce l'hanno fatta") in una catena infinita che sta allontanando la gente dalla vera spiritualità..
Non che, tra l'altro, sono persone che hanno bisogno di "vedere" per credere, mentre la vera fede è un salto nel buio, quindi ancora un'incongruenza con la vera spiritualità..
Troppi conferenzieri, pseudo-maestri, e troppi adepti che pendono dalle loro labbra che li venerano come icone o che mirano un giorno a diventare come loro...ma questa "contro spiritualità" porterà ad avere sempre più persone che perderanno il contatto con il loro Sé!
Con questa riflessione non metto me stessa in un punto di arrivo ma per lo meno in un punto di giusta partenza, per quanto mi riguarda non ho bisogno di dimostrare a nessuno l'autenticità del mondo che sento dentro di me e non ho né fretta di raggiungere qualcosa, né dubbio di ciò che sto facendo, né tanto meno mi pongo un punto di arrivo che significherebbe soltanto rendere materiale e quantificabile un qualcosa di indefinibile..
So solo come mi sento dentro e quanta fiducia ho nella mia Anima... unica guida.
Nell'AniMo Antico

Gli occidentali già da molto tempo non sanno più distinguere tra "anima" e "spirito".
Il termine "spirito" attribuito ad "entità" psichiche che non hanno niente di "spirituale", e la stessa denominazione dello "spiritismo" che da ciò ne è derivata, per non parlare dell'errore di chiamare "spirito" quel che in realtà è mentale.
Propagare questa confusione significa indurre degli esseri a perdersi irrimediabilmente nel caos del "mondo intermedio" e conseguentemente, servire, anche se inconsapevolmente, da strumento per le forze oscure che dirigono la "controiniziazione".
Nei casi in cui interviene la confusione dello psichico propriamente detto con lo spirituale, la confusione si presenta sotto due forme inverse: nella prima lo spirituale è ridotto allo psichico (come nella visione materialista freudiana della psicanalisi); nella seconda, al contrario, lo psichico è assunto come spirituale, e l'esempio più volgare di ciò è lo spiritismo, e le altre forme di neospiritualismo.
Questo caso riguarda coloro che si creano l'illusione di una falsa spiritualità, alcuni di essi ricercano soprattutto i cosiddetti "poteri", sotto questa o quella forma, la produzione di "fenomeni" più o meno straordinari; altri si sforzano di "centrare" la loro coscienza su certi "prolungamenti" inferiori dell'individualità umana prendendoli per stati superiori semplicemente perché sfuggono alle limitazioni entro cui si rinchiude abitualmente l'attività dell'"uomo medio".
Queste persone vogliono ottenere risultati che siano in qualche modo "sensibili", perché è quello che essi credono essere una "realizzazione": sennonché ciò equivale di fatto a dire che tutto quel che è veramente di ordine spirituale sfugge loro interamente, che essi non riescono neppure a concepirlo per quanto lontanamente e mancando totalmente di "qualificazione" sotto questo riguardo.
Con ciò non si vuole affatto negare la realtà dei "fenomeni" in questione in quanto tali: essi sono anche troppo reali e per questo tanto più pericolosi perché è proprio in questo senso che l'illusione agisce.
Se non si trattasse di una semplice perdita di energie, il male non sarebbe poi così grande: sennonché l'essere che si lega a queste cose diviene poi incapace di liberarsene e di procedere al di là di esse, e in tal modo è irrimediabilmente deviato: è ben conosciuto, in tutte le tradizioni orientali, il caso di tali individui che, diventati semplici produttori di "fenomeni", non prevarranno mai alla minima spiritualità.
È una specie di sviluppo alla rovescia il quale non porta ad alcuna acquisizione valida e allontana sempre di più dalla realizzazione spirituale, fino a che l'essere viene definitivamente deviato in prolungamenti inferiori della sua individualità.
Si tratta per l'individuo dell'equivalente di quella che è la dissoluzione finale per l'insieme del "cosmo" manifesto.
Occorrerà guardarsi con vigilanza estrema da tutto ciò che potrebbe indurre l'essere a "fondersi", dissolversi in una sorte di "coscienza cosmica" esclusa da ogni trascendenza e perciò da ogni spiritualità effettiva.
Cose come queste sono il segno che la spiritualità è intesa letteralmente "alla rovescia": invece di concentrare tutte le potenzialità per dirigerle verso il mondo informale, il quale è il solo che possa dirsi spirituale, le disperdono nella diversità indefinitamente mutevole e sfuggente delle forme della manifestazione sottile senza sospettare che quanto scambiato per pienezza di "vita" non è di fatto che il regno della morte e della dissoluzione senza ritorno.
Dal sincretismo alle false tradizioni 
Fenomeni psichici, l'inconscio e la coscienza sublime..
Cecilia Gatto Trocchi
Cecilia Gatto Trocchi: satanismo e magia
L'illusione New Age
Tratto da "Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi" di R.Guenon
Google+