mercoledì 19 novembre 2014

Metatron


La Cabala da alla Shekinah un Paraedro, che porta dei nomi identici ai suoi, e che possiede per conseguenza i medesimi caratteri, e che naturalmente ha tanti aspetti diversi quanti la stessa Shekinah; il suo nome è Metatron, che è numericamente equivalente a quello di Shaddai, l'Onnipotente (che si dice sia il nome del Dio di Abramo).
L'etimologia del termine Metatron è molto incerta; deriva dal caldaico Mitra che significa pioggia e che ha anche, quanto alla sua radice, un certo rapporto con la luce.
A questo proposito si nota che la tradizione ebraica parla di una "rugiada di luce" che emana l'"Albero della Vita"  e per mezzo della quale si effettuerà la resurrezione dei morti, come pure di una "effusione di rugiada" che rappresenta l'influenza celeste comunicantesi a tutti i mondi e che richiama singolarmente il simbolismo alchemico e rosicruciano.
La parola Metatron implica tutte le accezioni di guardiano, di Signore, di inviato, di mediatore, esso è "l'Angelo della Faccia"  e anche il " del Mondo" (Sâr ha-olam); esso è "l'autore delle teofanie, delle manifestazioni divine nel mondo sensibile".
È il "Polo terrestre" con il quale é in relazione diretta secondo l'asse del mondo e per questo motivo si dice che Metatron istruì Mosè.
Il suo nome è Mikael, il Gran Prete che è olocausto e oblazione davanti a Dio. E tutto ciò che gli Israeliti fanno sulla terra, viene compiuto in conformità con quanto accade nel mondo celeste.
Il Grande Pontefice quaggiù simboleggia Mikael, principe della Clemenza.
In tutti i passi della Scrittura in cui si parla dell'apparizione di Mikael, si tratta della gloria della Shekinah.
Metatron non soltanto ha l'aspetto della Clemenza, ma anche quello della Giustizia; nel mondo celeste non vi è soltanto il "Gran Prete" (Kohen ha-gadol), ma anche il "Grande Principe" (Sâr ha-gadol), il che significa che in lui si trovano tanto il principio del potere reale quanto quello del potere sacerdotale o pontificale, al quale corrisponde propriamente la funzione di "mediatore".
Bisogna osservare che Melek "re" e Maleak "angelo" o "inviato", non sono in realtà che due forme di un'unica parola; di più Malaki "il mio inviato" (cioè l'inviato di Dio ovvero l'angelo nel quale é Dio, Maleak ha-Eloim) è l'anagramma di Mikael.
C'è da dire che anche se Mikael si identifica con Metatron, in realtà non ne rappresenta che un aspetto.
Accanto alla faccia luminosa vi è anche una faccia oscura, e qui siamo di fronte ad altri misteri, infatti può sembrare strano che Samuele sia ugualmente chiamato Sâr haolam:
Quest'ultimo aspetto, e soltanto questo, è "il genio di questo mondo", in senso inferiore, il Princeps huius mundi di cui si parla nel Vangelo; e il suo rapporto con Metatron di cui è come l'ombra, giustifica l'impiego di una stessa designazione in duplice senso, e nello stesso tempo, fa comprendere perché il numero 666 dell'Apocalisse è anche un numero solare (esso è formato in particolare dal nome Sorath, demone del Sole, ed opposto come tale all'angelo Mikael).
Secondo Sant'Ippolito, "il Messia e l'Anticristo hanno entrambi per emblema il leone" che è parimenti un simbolo solare; e la medesima osservazione potrebbe essere fatta per molti simboli come ad esempio il serpente.
Tratto da "Forme tradizionali e cicli cosmici" R.Guenon

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