domenica 30 novembre 2014

Il simbolo del cervo



Nella Tavola delle Figure di Manget il cervo appare come emblema del filosofo Maometto.
È simbolo dell'autoringiovanimento in Onorio di Autun, dove si dice che il cervo, quando ha inghiottito il serpente velenoso, beve l'acqua per vomitare il veleno, e allora gli cadono le corna e il pelo; così anche noi dovremmo "deporre le corna della superbia e i peli della superficialità mondana".
Nella leggenda del Graal si dice che Cristo talvolta appare ai suoi discepoli nelle sembianze di cervo bianco circondato da quattro leoni (i quattro evangelisti).
"Il cervo è un animale ben noto, che si rinnova quando si sente debole e vecchio. Va a un formicaio e scava ai piedi di questo sino a trarne un serpente; lo calpesta con i piedi e quindi se lo mangia; dopodiché si gonfia e rinnova se stesso.
Per questo egli vive 900 anni, come troviamo nella Scrittura (...) Le ossa del cuore del cervo valgono a rinvigorire il cuore umano" (Delatte, 1942)
Ruland (Lexicon) menziona solo lo spiritus cerviculae, che proviene da un osso che si trova nel cuore del cervo.
"Il cuore e il cervello del cervo è la materia del Filosofo" (Dom Pernety).
Tratto da "Mysterium Coniunctionis" di C.G.Jung

venerdì 28 novembre 2014

Il sapere assoluto,la preveggenza e la sincronicità



Nella sua opera sulla sincronicità, Jung parla di un fattore che si chiama « il sapere assoluto».
Questo concetto ci introduce in territori ancora inesplorati, in una zona d'ombra della conoscenza umana dove dobbiamo ancora avanzare a tentoni, nell'oscurità.
Quando si verifica un fenomeno sincronistico sotto forma di eventi che, visti dall'esterno, sembrano coincidere in modo casuale, ma che dal punto di vista soggettivo sono significativi, non si può fare a meno di concludere che, in un modo o nell'altro, esiste un «sapere».
Gli elementi onirici comunemente definiti "premonitori" o le coincidenze fra un sogno e un evento esterno sono frequenti.
La costellazione inconscia, sembra spesso conoscere i fatti prima ancora che si verifichino e la maggior parte dei metodi divinatori ha questo stesso fondamento.
Se accettiamo l'ipotesi che la coincidenza significante è una delle forme in cui si manifesta un archetipo, dobbiamo ammettere che con questo archetipo è costellata una certa numinositá o semicoscienza.
Jung cita il famoso Agrippa von Nettesheim il quale dichiara che negli oracoli, negli stati di estasi e nel fenomeno della profezia, si manifesta nell'essere umano la capacità di predire il futuro.
Secondo Jung anche Agrippa allude con ciò a un "sapere" o "rappresentarsi" innato negli esseri viventi, al quale ricorre in epoca moderna anche Driesh. Infatti volenti o nolenti, si cade in questa perplessità non appena si rifletta seriamente sui processi finalizzati in biologia, oppure si indaghi più affondo sulla funzione compensatrice dell'inconscio, o addirittura si voglia spiegare il fenomeno della sincronicità.
Le cosiddette cause finali presuppongono una prescienza di qualche tipo.
Non si tratta certamente di una coscienza connessa con l'Io, ossia non di una scienza quale noi la conosciamo, ma piuttosto di una scienza "inconscia" esistente o presente di per sé, definita da Jung  con il termine di « scienza assoluta» che pare consista in simulacra, in immagini prive di soggetto.
Queste immagini così postulate sono presumibilmente la stessa cosa degli archetipi da Jung ipotizzati, e che possiamo dimostrare essere i fattori normali nelle creazioni spontanee della fantasia.
Esprimendoci in altri termini, l'idea del microcosmo, che contiene "le immagini di ogni creatura" rappresenterebbe l'inconscio collettivo.
La mancanza di comunicazione con questa scienza assoluta ci priva di ogni possibilità di prevedere il futuro, di ricevere dall'inconscio una qualsiasi informazione su ciò  che avverrà e sul modo in cui avverrà.
Se ci separiamo da fondamento istintivo della nostra personalità, ci escludiamo nello stesso tempo da ogni possibilità di beneficiare di questa scienza assoluta, riducendo la nostra capacità di conoscere il reale alle possibilità dell'Io.
Tratto da "I miti di creazione" di Marie-Louise von Franz

mercoledì 26 novembre 2014

La psiche come totalità di conscio e inconscio


Incontriamo in ciascun essere umano la stessa struttura psichica, una totalità preconscia che fa racchiude tutto, compresa la coscienza, e nello stesso tempo una sorta di tendenza attiva a evocare una coscienza separata che talvolta, con un gesto luceferino, si rivolta contro la totalità preconscia per dirle: « Tu non mi hai creata, io mi sono creata da sola».
Cercare di capire che cosa c'era in origine, la coscienza o l'inconscio, equivale a disquisire se l'uovo abbia dato origine alla gallina o viceversa.
È evidente che il concetto di inconscio non può esistere se non presupponiamo l'esistenza della coscienza. Finché non vi è coscienza, il termine inconscio non ha alcun significato, nessuna ragione di esistere.
Nel momento in cui parliamo del fenomeno della coscienza, esprimiamo logicamente l'esistenza dell'aspetto opposto, l'inconscio.
I miti in cui i creatori sono relativamente uguali e si scontrano soltanto per appurare chi sia stato il primo, senza che alcuna sfumatura etica emerga dalla loro contesa, provengono da tribù particolarmente primitive.
Le tribù con un'evoluzione culturale più avanzata sembrano tendenzialmente creare miti in cui la figura che rappresenta la coscienza ha un atteggiamento positivo e rivolto alla vita, mentre l'altra ha un atteggiamento negativo e distruttivo rivolto alla morte.
È estremamente importante considerare con particolare attenzione quei miti primitivi naturali in cui non vi è alcuna contrapposizione etica fra i due creatori, perché noi tendiamo a sopravvalutare la coscienza (a discapito dell'inconscio, metre nelle tribù primitive questa distinzione penalizzante per l'una o per l'altro non c'era).
Jung definisce la psiche come totalità conscio-inconscio. Per lui la parola psiche designa la totalità dei processi consci e inconsci.
Tratto da "I miti di creazione" di Marie-Louise von Franz

lunedì 24 novembre 2014

Dal sincretismo le false tradizioni


"...Poiché è così che tutti i disordini parziali, anche quando appaiono in qualche modo come il disordine per eccellenza, sono nondimeno necessari nel concorrere all'ordine totale" R.Guenon
In virtù del procedimento "sincretistico" ha visto la luce la pretesa "tradizione orientale" dei teosofisti, la quale di orientale ha soltanto una terminologia mal compresa e mal applicata; e poiché il mondo è sempre "diviso con sé stesso", secondo le parole del Vangelo, ecco gli occultisti francesi, per spirito di opposizione e di concorrenza, fabbricare a loro volta una sedicente "tradizione occidentale".
I primi presentano la loro "tradizione" come l'espressione stessa della "saggezza antica"; i secondi, forse di pretese un po' più modeste, cercano soprattutto di far passare il loro "sincretismo" per una "sintesi", abusando di quest'ultimo termine come pochi al mondo.
È fuori questione che non ci fu mai qualcosa di autentico che avesse il nome di "tradizione orientale" o di "tradizione occidentale": denominazioni del genere sono manifestazioni troppo vaghe perché possano essere applicate ad una forma tradizionale definita.
Ci sono e ci furono sempre molteplici e diverse forme di tradizioni, sia in Oriente che in Occidente. Altri hanno creduto di far meglio e di ispirare più facilmente fiducia appropriandosi del nome stesso di qualche tradizione realmente esistita in un'epoca più o meno lontana, facendone l'etichetta per una costruzione altrettanto eteroclita quanto le precedenti; in effetti, pur servendosi di ciò che più o meno sono riusciti a sapere della tradizione di cui hanno gettato gli occhi, essi sono obbligati a completare i pochi dati, sempre molto frammentari e spesso in parte ipotetici, ricorrendo ad altri elementi presi a prestito altrove, se non completamente immaginari.
Così altri non esitano a pretendere di essere ricollegati a qualche tradizione completamente scomparsa ed estinta da secoli se non addirittura da millenni; è vero che, a meno che essi non osino arrivare a dire che quella tradizione si è perpetuata per tutto questo tempo in modo così segreto e così ben nascosto da impedire a chiunque, se non a loro, di scoprirne la minima traccia, ciò li priva dell'apprezzabile vantaggio di rivendicare quella filiazione diretta e continua che nel caso specifico non avrebbe nemmeno l'apparenza di verosimiglianza che può ancora avere quando si tratti di una forma in definitiva recente come lo sono alcune tradizioni  conosciute (es la rosacruciana).
Questa mancanza non sembra però avere ai loro occhi grande importanza, perché sono talmente ignoranti delle vere condizioni dell'iniziazione.
In oltre è chiaro che una tradizione si presterà tanto meglio alle più fantasiose "ricostruzioni" quanto più sia completamente perduta e dimenticata, e quanto meno si sappia come giudicare il significato reale delle vestigia che ne permangono, vestigia alle quali si potrà pertanto far dire pressappoco tutto quello che si vorrà.
Una mescolanza più o meno coerente di elementi in parte presi a prestito e in parte inventati, il tutto dominato dalle concezioni antitradizionali proprie dello spirito moderno, e che di conseguenza non può che diffondere sempre più tali concezioni col farle passare, per qualcuno, come tradizionali, tacendo dell'inganno manifesto che consiste nel far passare da "iniziazione" ciò che in realtà ha un carattere esclusivamente profano, per non dire "profanatore".
La menzogna più abile e più funesta non è forse appunto quella che mescola in modo inestricabile il vero con il falso, cercando così di far servire quello al trionfo di questo?
Tratto da "Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi" R.Guenon

venerdì 21 novembre 2014

Il mistero dei Templari e la figura di Baphomet


Un ordine cavalleresco sorto nel 1118 con il compito di proteggere la Moschea di Omar a Gerusalemme erano i Cavalieri del Tempio, meglio conosciuti come Templari.
Questi monaci guerrieri riuscirono in poco tempo ad accumulare un favoloso tesoro, grande quanto il loro prestigio.
Con il passare degli anni, i cavalieri, originariamente dediti alla povertà assoluta, persero di credibilità e vennero presi di mira dalla Chiesa di Roma.
Al loro favoloso tesoro era interessato anche il re di Francia, Filippo IV il Bello.
Fu proprio per suo volere che l'ordine venne sciolto quel fatidico venerdì 13 ottobre 1307.
L'ultimo Gran Maestro, Giacomo di Molay morì bruciato davanti alla cattedrale di Notre Dame nel 1314 e con lui andò in fumo ogni possibilità di ritrovare quel fantomatico tesoro, nonché ogni possibilità di risolvere il loro mistero.
I Cavalieri vennero eliminati perché sapevano troppo ed erano scomodi alla Chiesa (la loro ricchezza fu solo un pretesto).
Cosa appresero i Templari in Oriente che permise loro di arricchirsi così tanto da poter sponsorizzare la costruzione di numerose cattedrali francesi?
Gli ultimi esponenti interrogati dall'inquisizione, prima del 1314, confessarono alla Chiesa di adorare il bafometto, un idolo cornuto, dalle sembianze diaboliche.
Baphomet potrebbe essere una storpiatura del nome "Mahomet", sottolineando un'improbabile sottomissione all'Islam, ma secondo altri, l'etimologia del nome potrebbe ricondurre ad altri esiti, e baphomet acquisterebbe il significato di "Battesimo di Saggezza", "Padre dell'Ignoto" o "Padre della pace univesale tra gli uomini".
Lo stesso pentacolo entro cui è spesso raffigurato ha ormai acquisito valenza negativa, un tempo considerato potente simbolo di protezione.
La chiesa è responsabile del mutamento di molte cose (di moltissimi simboli sacri e tradizioni ha mutato il significato reale ed esoterico).
Nel medioevo demonizzò le donne, facendole diventare delle streghe; mutò la figura della Maddalena in quella di prostituta; tramutò il Re dei Cieli in Satana, identificandolo con il Male in persona.
Ormai il nome Satana (nemico) ha assunto un significato maligno ma Satana è anche Lucifero il più bello degli angeli, il portatore di luce, di conoscenza: ribelle proprio perché donò il sapere all'umanità rendendola simile agli stessi dèi...
Tratto da "Dèi del Cielo Dei della Terra" di Giorgio Pastore

Questo post è un punto di riflessione che va approfondito con molta attenzione, nel libro di Giorgio ci sono molte altre informazioni per avere una visione più ampia dell'argomento, tra l'altro consiglio anche il suo secondo libro La ricerca della Pietra Filosofale, non che tutti i testi delle fonti di riferimento che vengono prese in considerazione nei suoi libri.
 Personalmente sono anni che faccio ricerche, sono anni che ho bisogno di vedere chiaro in molte "verità" servite alla massa, non è da me limitare il concetto di bene e male alla visione duale cristiana con la quale siamo cresciuti noi occidentali, con la quale stanno "lobotomizzando" i nostri cervelli...
Il Baphometto è una figura che spesso viene associata al satanismo moderno (satanismo oggi), nel suo simbolo vi è molto da studiare e da capire, la posizione delle mani, il corpo androgino e per metà animale, il simbolismo delle corna secondo la scienza sacra, il pentacolo che nelle icone moderne viene legato ai movimenti satanici...
Da leggere anche questo interessante post su Dante e il Baphometto
Anni fa sul web c'era un video molto interessante dell'Adam Kadmon, non ancora interamente contaminato dal dominio medianico, che spiegava molto bene il legame Baphomet-Templari successivamente alla completa incorporazione di tale personaggio con il business televisivo, questo video è stato modificato e quello che io conoscevo non esiste più, questo è quello attuale video Baphomet, per quanto possa sembrare completo e abbastanza buono, l'altro era ancora più esoterico e ricco di informazioni.
Nel video non dice diverse cose importanti, innanzitutto le braccia del Baphomet hanno la posizione che indica "Come in alto così in basso..."  e in più hanno sopra inciso la fondamentale formula alchemica "Solve et Coagula", tra l'altro tra le due corna c'è la fiamma della conoscenza (da vedere il collegamento con Prometeo).... 
Da notare la somiglianza della testa di Baphomet con l'utero femminile Santo Graal
Approfondimenti necessari sono doverosi per capire l'inganno che l'essere umano sta vivendo..
Non mi fermo all'apparenza delle cose...e sarebbe giusto iniziare a farlo...
"...Tutto il contrario di tutto..."
Nell'AniMo Antico

giovedì 20 novembre 2014

Il grande albero e il numen femminile


Avete mai amato un albero? Se avete mai amato una foresta o un albero, saprete sicuramente che esistono alberi che nonostante siano marciti completamente, ingannano tutti e vivono per raccontare e insegnare i loro grandi ritorni alla vita.
La mia famiglia ha sempre rispettato un'antica tradizione contadina che distingueva gli alberi per il legname dagli alberi del bosco.
Gli alberi giganti della Natura erano considerati diversi... Gli alberi della foresta non dovevano essere abbattuti, perché i grandi alberi erano i veri custodi spirituali del villaggio.
Gli alberi custodi riparavano il villaggio dalla canicola estiva.
Interrompevano la corsa del vento durante i temporali.
Trattenevano le raffiche di neve nei solchi della loro corteccia per evitare che la neve seppellisse le piccole fattorie e mettesse e repentaglio la vita.
I vecchi alberi davano una serena e calma felicità del cuore a tutti coloro che li vedevano o che vi si appoggiavano contro.
E dunque, i vecchi alberi, come gli anziani del villaggio, non erano mai abbattuti né abbandonati al loro destino.
Ma erano altri tempi. E quello era un momento in cui qualcuno dimentica che la Natura non è un'estranea, ma una persona di famiglia.
L'albero della grande madre: il riposo sotto la sua ombra; la luce delle stelle che filtra attraverso i suoi rami della notte; un'anima su cui potersi appoggiare; un conforto donato dall'ineguagliabile serenità del rumore del vento nelle sue foglie melodiose. Un luogo dove gli innamorati potevano attardarsi, un tronco su cui appoggiarsi e piangere, una cupola di rami e foglie sotto la quale le anime gemelle potevano parlare in pace.
Le piante non sono seminate. Sono evocazione. Risorgono dalla scintilla d'oro.
La donna è come un grande albero che grazie alle sue capacità di muoversi invece di rimanere immobile, può sopravvivere alle tempeste e ai pericoli più terribili, e rimanere ancora in piedi; e ritrovare ancora il suo modi di ondeggiare nel vento, di continuare la danza.
Tratto da "La danza delle grandi madri" C.P.Estes

Sin dall'antichità l'albero era considerato l'origine dell'uomo, ossia sorgente di vita.
Gli alchimisti chiamavano "utero" la spaccatura o la cavità del tronco.
La chioma è il nume della pianta.
La quercia che rappresenta il mondo degli elementi e si trova in un giardino celeste, dove il Sole e la Luna sono circondati come se fossero due fiori.
La quercia alata di Ferecide che era rivestita di un mantello col cappuccio come una donna. La veste è un attributo di Artemide.
La quercia rappresenta il numen femminile.
La quercia è l'albero di Giove ma è anche sacro a Giunone.
In senso traslato, in quanto elemento femminile, la quercia è portatrice della proiezione dell'Anima...è la coniunx o donna amata.
Le ninfe, le diadri ecc.. sono, in senso mitologico, numina della natura o degli alberi.
Tratto da "Mysterium Coniunctionis" di C.G.Jung


La donna nascosta

Se pensiamo a una qualsiasi donna abbattuta, chi potrà mai iniziare a quantificare quale grande vita finirà per sbocciare dai suoi tagli, dalle sue ferite, dall'elettricità spinta verso l'alto dalla sua anima nascosta, da quella scintilla d'oro?
Non importa quanto siano profonde le sue spaccature, la sua radice luminosa vive ancora, dona ancora e tenterà sempre di trovare oltre il terreno una vita ricca di significato.
Vi è qualcosa nella psiche di molte donne capace di cogliere intuitivamente il concetto di "salvezza" custodito nella parola "salute".
Quando è ferita la donna attinge pienamente alle sue risorse di guarigione, ovvero a quel filamento vigorosamente vivificante nel suo spirito e nella sua anima che la induce con ostinazione verso nuova vita.
Questa forza interiore è alimentata dalla pulsione verso la serenità.
Sottoterra la donna nascosta, la custode del fuoco, mantiene il suo atteggiamento a favore della vita...più vita!...che spinge sempre a innalzarsi, insistendo per avere maggiore vitalità e apertura.
Qualunque donna abbia mai provato a seguire la scia dei suoi sogni, ...sa che esiste un rapporto complementare tra la sua vita esteriore e la sua vita interiore.
Occorre poesia per spiegare la forza vitale della donna: occorrono la danza, le pitture, le sculture, i manufatti del telaio o della terra, il teatro, l'autodecorazione, le invenzioni, gli scritti appassionati, le riflessioni sui libri e sui propri sogni.....
Perché esistono concetti mistici che le parole da sole non sono capaci di esprimere....
La manifestazione di questa fonte saggia e misteriosa, alle radici, si trova sempre nelle donne che stanno imparando e desiderano ardentemente imparare ancora, che acuiscono la vista interiore, che seguono le intuizioni, che non si lasciano fermare o mettere a tacere.... Che non dicono: "Non posso farlo", ma piuttosto si chiedono: "Quali forze devo raccogliere per poterlo fare?".
Tratto da "La danza delle grandi madri" di C.P.Estes

mercoledì 19 novembre 2014

Metatron


La Cabala da alla Shekinah un Paraedro, che porta dei nomi identici ai suoi, e che possiede per conseguenza i medesimi caratteri, e che naturalmente ha tanti aspetti diversi quanti la stessa Shekinah; il suo nome è Metatron, che è numericamente equivalente a quello di Shaddai, l'Onnipotente (che si dice sia il nome del Dio di Abramo).
L'etimologia del termine Metatron è molto incerta; deriva dal caldaico Mitra che significa pioggia e che ha anche, quanto alla sua radice, un certo rapporto con la luce.
A questo proposito si nota che la tradizione ebraica parla di una "rugiada di luce" che emana l'"Albero della Vita"  e per mezzo della quale si effettuerà la resurrezione dei morti, come pure di una "effusione di rugiada" che rappresenta l'influenza celeste comunicantesi a tutti i mondi e che richiama singolarmente il simbolismo alchemico e rosicruciano.
La parola Metatron implica tutte le accezioni di guardiano, di Signore, di inviato, di mediatore, esso è "l'Angelo della Faccia"  e anche il " del Mondo" (Sâr ha-olam); esso è "l'autore delle teofanie, delle manifestazioni divine nel mondo sensibile".
È il "Polo terrestre" con il quale é in relazione diretta secondo l'asse del mondo e per questo motivo si dice che Metatron istruì Mosè.
Il suo nome è Mikael, il Gran Prete che è olocausto e oblazione davanti a Dio. E tutto ciò che gli Israeliti fanno sulla terra, viene compiuto in conformità con quanto accade nel mondo celeste.
Il Grande Pontefice quaggiù simboleggia Mikael, principe della Clemenza.
In tutti i passi della Scrittura in cui si parla dell'apparizione di Mikael, si tratta della gloria della Shekinah.
Metatron non soltanto ha l'aspetto della Clemenza, ma anche quello della Giustizia; nel mondo celeste non vi è soltanto il "Gran Prete" (Kohen ha-gadol), ma anche il "Grande Principe" (Sâr ha-gadol), il che significa che in lui si trovano tanto il principio del potere reale quanto quello del potere sacerdotale o pontificale, al quale corrisponde propriamente la funzione di "mediatore".
Bisogna osservare che Melek "re" e Maleak "angelo" o "inviato", non sono in realtà che due forme di un'unica parola; di più Malaki "il mio inviato" (cioè l'inviato di Dio ovvero l'angelo nel quale é Dio, Maleak ha-Eloim) è l'anagramma di Mikael.
C'è da dire che anche se Mikael si identifica con Metatron, in realtà non ne rappresenta che un aspetto.
Accanto alla faccia luminosa vi è anche una faccia oscura, e qui siamo di fronte ad altri misteri, infatti può sembrare strano che Samuele sia ugualmente chiamato Sâr haolam:
Quest'ultimo aspetto, e soltanto questo, è "il genio di questo mondo", in senso inferiore, il Princeps huius mundi di cui si parla nel Vangelo; e il suo rapporto con Metatron di cui è come l'ombra, giustifica l'impiego di una stessa designazione in duplice senso, e nello stesso tempo, fa comprendere perché il numero 666 dell'Apocalisse è anche un numero solare (esso è formato in particolare dal nome Sorath, demone del Sole, ed opposto come tale all'angelo Mikael).
Secondo Sant'Ippolito, "il Messia e l'Anticristo hanno entrambi per emblema il leone" che è parimenti un simbolo solare; e la medesima osservazione potrebbe essere fatta per molti simboli come ad esempio il serpente.
Tratto da "Forme tradizionali e cicli cosmici" R.Guenon

martedì 18 novembre 2014

Benedizione: ...Vivere pienamente...


...Che tu possa sempre ricordare di stare dalla parte dell'anima se è acume e forza che desideri,
...e di stare dalla parte dello spirito se di energia e determinazione hai bisogno per agire per conto tuo, e per il mondo,
....e se è la saggezza che vuoi, che tu possa sempre sposare anima e spirito ovvero sposare azione e passione, sposare audacia e saggezza, sposare energia e profondità...e invitare tutti gli aspetti della psiche al matrimonio sacro.
....Che tu sia dunque intrisa di anima, e di spirito, figlia cara.
....Che tu possa dunque scegliere ciò che rende il tuo cuore, la tua mente e la tua vita più grande e non più piccola,
....che tu possa accogliere ciò che rende il tuo cuore, la tua mente e la tua vita più profonda e non più sterile,
....che tu possa scegliere ciò che ti incita a danzare e non più a trascinarti, o a oziare al tempo che passa.
Anima e spirito hanno un ottimo istinto. Usalo.
Anima e spirito hanno grandi doni del cuore. Mettili in luce.
Anima e spirito hanno capacità di vedere da lontano, remare forte e guarire discretamente bene. Usa queste potenzialità.
Nella foresta dentro di te..., nonostante tu attraversi l'oscurità frantumata per crearne diamanti o il deserto che ti denuda ma ti sostiene con la sua acqua nascosta...nonostante ogni e qualsiasi lotta...la grandissima grande donna con tutto il suo spirito ti attende.
Secondo qualcuno le benedizioni sono soltanto parole. Ma figlia mia, per la tua speranza, la tua capacità di amare, il tuo desiderio di anima e spirito, la tua capacità creativa, il tuo interesse e la tua curiosità di vivere pienamente la vita, questa benedizione per per te non è fatta soltanto di "parole".
Questa benedizione è una profezia.
"Quando una vive pienamente,
così fanno anche gli altri"
Tratto da "La danza delle grandi madri" C.P.Estes

lunedì 17 novembre 2014

Le lacrime "creative"

Le persone chiamate a un lavoro creativo talvolta si abbandonano ad eccessi di pianto.
È uno dei modi in cui la coscienza può dissolversi per avvicinarsi all'inconscio e nel simbolismo alchemico, corrisponde a una fase di estrema importanza.
Uno dei primi stadi della grande opera è spesso descritto come la liquefactio, nel corso della quale avviene la trasformazione della prima materia che, spesso, indurita e solidificata inappropriatamente, non può essere usata per creare la pietra filosofale.
In alchimia la liquefactio ha spesso la connotazione psicologica della dissoluzione della personalità cosciente nelle lacrime e nella disperazione.
I testi dicono che, durante lo stadio iniziale della liquefactio o della fusione dei metalli, l'alchimista è triste, in preda a idee melanconiche, alla nigredo, alla affliction animae: all'inizio dell'opera si manifesta la depressione, la cupa afflizione dell'anima.
Ciò chiarisce il significato delle lacrime che provocano e accompagnano un abbaissement du niveau mental attraverso il quale i contenuti inconsci possono manifestarsi.
Ciò avviene soprattutto nelle persone che hanno in genere un atteggiamento cosciente troppo solodificato, troppo razionale e che di conseguenza hanno bisogno di passare per un processo di fluidificazione prima di potersi avvicinare al livello in cui l'inconscio potrà affiorare e parlare loro.
Quando un contenuto importante, una potente carica energetica, si avvicina alla soglia della coscienza e del complesso dell'Io, attira a sé della libido, poiché, come le particelle di materia agiscono su altre particelle, questo contenuto agisce sugli altri complessi.
Poiché attira a sé l'energia dell'Io, quest'ultimo si sente debole, stanco, inquieto, depresso, finché il contenuto inconscio non ha varcato la soglia della coscienza.
A volte si è in uno stato ambivalente, a metà strada tra il riso e il pianto. I contrari si attirano sempre e tendono a trasformarsi l'uno nell'altro per enantiodromia. 
Sappiamo inoltre che il riso e le lacrime sono stati molto analoghi e che spesso passiamo dall'uno all'altro oppure proviamo conteporaneamente entrambi gli impulsi.
Perciò si dice che questa unione di due stati emotivi opposti è la vera origine della psiche e della sua guida Ermete 
Vedi anche Le lacrime
Tratto da "I miti di creazione" di Marie-Louise von Franz

sabato 15 novembre 2014

L'unicità della vita universale e le sue svariate manifestazioni


L'essenza divina irradia l'entità spirituale, la quale a tutto e a tutti infonde l'infinita e fondamentale vita universale.
Come l'identico sangue, secondo la specifica natura di ciascun organo, fornisce loro vita specifica e speciale funzioni, così, a seconda della rispettiva natura individuale di ciascun essere, l'universale vita forma l'infinita e sorprendente varietà di esseri, dai quali risulta anche costituita.
Come nei diversi organi sembra differente essenzialità di vita la specializzata esplicazione dell'unica vita generale.
L'unica vita universale è simultaneamente doppia e in doppio aspetto: universale, cioè del tutto, e particolare, cioè del singolo: come universale vita è unica, continua e indivisa ma simultaneamente molteplice e svariata nelle diverse, varie e infine vite particolari, che sono molteplici manifestazioni dell'unica vita.
La divisione e la separazione sono solo apparenti illusioni della limitata e superficiale percezione dell'osservatore, incapace di vedere nell'apparente multiplo le diverse e svariate manifestazioni della reale e semplice unità della fondamentale vita infinita ed eterna.
Come nel tutto la vita è indivisa e unità e le parti sono in rapporto con esso come gli organi con l'organismo e l'organismo con gli organi.
Dio non è una figura esteriore ma è simultaneamente creatore e creato formato dalle varie esistenze.
Come gli organi non si possono separare dall'organismo e l'organismo dagli organi, così le parti non possono essere separate dal Tutto e il Tutto dalle parti.
La particolare vita di ciascun essere, frammentaria e limitata manifestazione dell'universale vita, va considerata nel doppio aspetto, come manifestazione sintetica della vita universale e come realizzazione ed estrinsecazione di vita particolare individuale, integrante parte del tutto.
Le vite quindi sono simultanee e sinergiche l'una dell'altra per quanto apparentemente diverse: per cui la totale vita e le individuali non sono singolarmente ed isolatamente replicabili.
Come la vita del corpo è la risultante della vita delle cellule, e la vita delle cellule è la risultante della vita del corpo, così l'Universo è in indentico rapporto con le sue parti.
Come in un caleidoscopio per il rimescolio appare diverso l'identico, così per le continue trasformazioni e trasmutazioni, appare diversa e distinta l'unica e  sola vita fondamentale.
Ecco sfumata l'illusione del diviso quale fonte nefasta di limitazione, di separazioni e di guerre.
Ciascuno è un centro di sintesi e d'irradiazione della vita universale, per cui bisogna trapassare le limitazioni ed espandersi nella vita universale indivisa, manifestazione dell'Uno e che nell'Uno si estrinseca.
Accordandosi a questo principio si trova l'armonia con il Tutto.
Perciò è tanto biasimevole il combattere gli altri ed è tanto raccomandato amare indistintamente tutti.
Nel sublime accordo con la vita universale, l'uomo sente sé stesso come in tutte le cose, e come se tutte le cose si estrinsecassero in lui, o più chiaramente, divenendo con tutte le cose emanazione dell'uno si sente parte integrante della vita, e perciò si libera da ogni avversione per qualsiasi creatura ed acquista l'universale amore per ciascuna cosa.
Ecco perché i veri Maestri tanto insistono sulla necessità di liberarsi da qualsiasi avversione e di armonizzarsi nell'universale amore indistinto per tutto e per tutti; infatti amare significa purificarsi dall'egoismo, sollevarsi ed espandersi nella sublime vita universale, nella quale l'uomo realmente diviene felice nel sentirsi integrante parte dell'Uno e uno col Tutto.
Tratto da "Tecnica dell'Evoluzione Spirituale dell'Uomo" del Dr.Carlo Migliore anno 1913

venerdì 14 novembre 2014

Sull'alchimia: R.Guènon


La parola "magia" nella nostra epoca, esercita su taluni uno strano fascino poiché è legata all'alterazione delle scienze tradizionali, separate dal loro principio metafisico.
È questo senza dubbio lo scoglio contro il quale si infrangono tutti i tentativi di ricostituire tali scienze.
La vera alchimia ha una natura puramente spirituale ed interiore, che non ha assolutamente nulla a che spartire con le operazioni materiali di una qualsiasi chimica, nel senso naturale del termine.
Ciò che ha dato origine alla chimica moderna non è affatto l'alchimia; essa ne costituisce soltanto una deformazione o deviazione, originata dall'incomprensione di coloro che, incapaci di penetrare il senso vero dei simboli, presero tutto alla lettera e, credendo che si trattasse soltanto di operazioni materiali, si lanciarono in una sperimentazione più o meno disordinata.
Ciò non significa che si debba negare la possibilità delle trasmutazioni metalliche, che rappresentano l'alchimia agli occhi dei profani, a patto di non confondere con esse cose di ben diverso ordine.
Né si vede, a priori, per qual motivo tali trasmutazioni non potrebbero essere realizzate con procedimenti dipendenti semplicemente dalla chimica profana.
L'essere che è pervenuto alla realizzazione di determinati stati interiori può, in virtù del rapporto di analogia esistente tra "microcosmo" e "macrocosmo", produrre esteriormente degli effetti corrispondenti al grado di realizzazione spirituale raggiunto.
È dunque ammissibile che colui il quale abbia conseguito un certo grado nella pratica dell'alchimia spirituale sia capace, per ciò stesso, di compiere delle trasmutazioni metalliche.
Vi è qui una differenza paragonabile a quella che distingue la "teurgia" o l'azione delle "influenze spirituali", dalla magia e anche dalla stregoneria: coloro i quali realmente sono in possesso di poteri, generalmente non ne fanno uso, meno che in determinate particolarissime circostanze in cui l'esercizio di tali poteri si trovi ad essere legittimato da altre considerazioni.
Alla base di ogni insegnamento autenticamente iniziatico, ogni realizzazione degna di questo nome è d'ordine essenzialmente interiore, pur essendo suscettibile di ripercussioni all'esterno.
Solo dentro di sé l'uomo può trovare i principi e gli strumenti e può farlo perché dentro di sé porta la corrispondenza con tutto ciò che esiste: el-insânu ramzul-wujûd, "l'uomo è simbolo dell'Esistenza univesale"; e se giunge a penetrare fino al centro del suo essere, raggiunge perciò stesso la conoscenza totale, con tutto quello che implica.
Man yaraf nafsahu yaraf Rabbahu, "colui il quale conosce il proprio Sé conosce il suo Signore", e conosce allora tutte le cose nella suprema unità del Principio, fuori del quale non vi è nulla che possa avere il minimo grado di realtà.
Vedi anche: Psicologia Religione Alchima
Tratto da "Forme tradizionali e cicli cosmici" R.Guenon

mercoledì 12 novembre 2014

I due creatori dal punto di vista taoista, biblico e gnostico


Nel taoismo cinese e anche nella forma cinese del buddhismo, il ch'an per esempio, si mette in primo piano lo stato preconscio e i suoi insight, la sua oscura percezione globale delle cose, che essi pongono al di sopra di ogni coscienza culturale, con le sue attività intellettuali ed etiche. Anche il grande conflitto della cultura cinese fra confucianesimo e taoismo si fonda su questa dualità: il confucianesimo insiste sull'importanza di un ordine e di un comportamento sociale ed etico, mentre il taoismo afferma che essenziale è la percezione individuale preconscia, istintiva,  della totalità.
Nella Bibbia il nome Elohim appare quando l'uomo viene creato: « Facciamo l'uomo...».
Non si è mai potuto appurare chi fosse Elohim, se rappresentasse un secondo dio affianco di Yahweh, con tutte le complicazioni teologiche che ciò comporterebbe.
Il verbo che accompagna le azioni di Elohim è in genere al singolare, benché il suffisso della parola Elohim sia plurale.
Se noi ammettiamo che Elohim rappresenti la totalità preconscia, tutto appare chiaro, poiché questa totalità è una molteplicità nel senso che rappresenta la totalità conscio-inconscio e contiene quindi tutti gli archetipi.
Una molteplicità-unità che, in un certo senso, è nello stesso tempo identica e non identica a Yahweh, il creatore attivo presente nella seconda versione della creazione.
Diverse sette gnostiche credevano in Elohim, un dio di rango molto elevato che era buono, di natura totalmente spirituale, e non aveva partecipato in alcun modo alla creazione; essa era l'opera del cattivo Yahweh, che consideravano una figura luciferina e diabolica.
Questo spiegava perché la creazione fosse maligna, cosicché, secondo questo insegnamento il Cristo era dovuto scendere sulla terra per redimere gli esseri umani e riportare le loro anime a Elohim, il Dio supremo e buono che non aveva contribuito alla creazione.
Questa dottrina eretica si ricollega a quell'unica frase della Genesi citata sopra.
Vediamo così che, in contrasto al valore straordinariamente positivo che noi attribuiamo alla creazione, vale a dire alla coscienza, esisteva fin da allora un'altra valutazione secondo la quale il creatore passivo, colui che si ritirava, che restava al di fuori, era positivo, mentre l'altro, il creatore attivo, che compiva l'atto della creazione, era un agente diabolico e distruttivo.
Quest'idea gnostica si fonda su un'esperienza negativa della realtà, che viene sentita come malvagia.
È probabile che questo mito gnostico abbia subito una certa influenza dell'Estremo Oriente.
La dottrina buddhista considera negativamente la realtà esterna e la coscienza dell'Io. Liberarsene è lo scopo della vita. In altre civiltà rileviamo tendenze analoghe a considerare la creazione come un terribile errore, che non sarebbe mai dovuto accadere, a ritenere che fu l'Ombra di Dio a indurlo a creare e che, se Egli fosse stato cosciente di quel che faceva, non avrebbe prodotto quella miserabile realtà.
Molto spesso nei miti la totalità preconscia diventa il dio dei morti: la morte non è soltanto la fine della vita, ma un'altra forma di esistenza nell'aldilà dove i morti continuano a vivere con il dio Nero, nel senso della totalità preconscia.
La dottrina gnostica degli ofiti, per esempio, si fonda sull'idea di due salvatori, due Adami: l'uomo originario, creato prima che esistesse il tempo (l'uomo inconscio), e un essere umano che, attraessero l'acquisizione della gnosi (la coscienza), rinasce come uomo spirituale (pneumatico) e diventa identico al primo uomo.
Tratto da "I miti di creazione" di Marie-Louise von Franz

lunedì 10 novembre 2014

L'uovo cosmico e il raggiungimento superiore di coscienza


L'idea indù di tapas designa una concentrazione dell'energia psichica attraverso la meditazione, destinata a produrre un calore creativo paragonabile a quello trasmesso dall'uccello che cova le sue uova per farle schiudere, ci conduce naturalmente al motivo dell'uovo come atto creativo.
Ci è facile afferrare il significato psicologico dell'uovo poiché vi possiamo individuare agevolmente una rappresentazione della totalità preconscia.
È la totalità psichica concepita come quel che precedette l'apparizione della coscienza dell'Io o di ogni coscienza che separa.
Ritroviamo questa idea archetipica in filosofia, alla base del concetto aristotelico di entelechia, il germe in cui tutto è già racchiuso.
Questo concetto è illustrato con l'immagine della  ghianda in cui esiste potenzialmente l'intera quercia, o quella di qualsiasi seme, o ancora dell'uovo, che ha bisogno solo del calore per svilupparsi, poiché racchiude già in sé ogni potenzialità.
Troviamo l'uovo come immagine del Sé, ma del Sé non ancora realizzato, allo stato di germe, di potenzialità, di possibilità.
Anche la storta dell'alchimista è un uovo in cui si sviluppa un germe, dando origine al "pollo dei saggi", una delle numerose definizioni della pietra filosofale.
Ogniqualvolta l'immagine dell'uovo appare nei miti è associata all'idea di concentrazione, di meditazione, del "covare" attraverso il calore dello spirito, e a quella della nascita dell'intelligenza.
L'apparizione del tema dell'uovo non riflette dunque uno stato psicologico molto primitivo, poiché corrisponde già a una certa concentrazione dell'attenzione.
Nel senso più letterale del termine riflettere significa ripiegarsi su sé stessi e per riuscirci non basta deciderlo.
Nel linguaggio religioso di direbbe che diventare capaci di un'autentica riflessione su sé stessi sia un dono della Grazia.
Quando una riflessione è autentica, lo si capisce appena si guarda la persona negli occhi, poiché il suo sguardo è calmo, sereno, obiettivo, e desidera veramente scrutare dentro di sé e guardare le cose in faccia.
È un istante numinoso che nessuno può provocare. È un momento meraviglioso, in cui la persona si placa, diventa sincera e si ripiega veramente su sé stessa alla ricerca della verità psicologica per scoprire le vere difficoltà.
Questo momento di autentica riflessione, l'unico in cui sia possibile il progresso della coscienza, corrisponde alla nascita del sole dall'uovo.
Quando in un sogno appare un uovo, sapete che questo momento si sta avvicinando, che la nascita della coscienza, in quanto atto di riflessione su se stessi, è perlomeno possibile e si trova costellata.
Nell' I Ching l'esagramma 61, dichiara che l'immagine della verità intrinseca è quella di un uovo su cui è posata la zampa di un uccello, il che significa che l'uccello è sopra l'uovo per covarlo.
Quando un progetto della coscienza diventa possibile, il mondo intero è rinnovato.
Sappiamo che, ogniqualvolta un essere compie un progresso reale della coscienza e la sua evoluzione interiore gli fa compiere un balzo verso un livello di coscienza più elevato o più profondo, il mondo interiore cambia per lui.
I suoi rapporti non sono più gli stessi, poiché si è trasformata la visione che egli ha del mondo esterno e della propria situazione.
È una rinascita totale dell'universo.
Il motivo dell'uovo raffigura la costellazione di questa possibilità di rinnovamento prodotta dalla concentrazione dell'energia in un solo centro.
Vedi anche L'Uovo del mondo
Tratto da "I miti di creazione" di Marie-Louise von Franz


venerdì 7 novembre 2014

Significato di QABBALAH


La parola Quabbalah, in ebraico, non significa altro che "tradizione", nel senso più ampio.
Questo termine designa qualsivoglia tradizione, ma poiché appartiene alla lingua ebraica, è normale riservarlo alla sola tradizione ebraica o precisamente alla forma specificamente ebraica della tradizione.
Taluni pretendono di collegare il Talmud alla "Cabala", intesa in senso esoterico, mentre, di fatto, il Talmud appartiene si alla tradizione, ma solo nel senso exoterico, religioso, legale.
La radice QBL, in ebraico e in arabo, esprime essenzialmente il rapporto di due cose posta l'una di fronte all'altra; da qui procedono tutti i diversi significati delle parole derivate, come, ad esempio, quelli di incontro e anche di opposizione.
Risulta anche l'idea di un passaggio dall'uno all'altro dei termini contrapposti, per cui si hanno idee come quelle di ricevere, accogliere, accettare, che si esprimono nelle due lingue con il verbo qabal; e di là deriva direttamente qabbalah, che vuol dire propriamente "ciò che è ricevuto" o trasmesso (in latino traditum) dall'uno all'altro.
Il senso di questa radice indica un rapporto che può essere tanto simultaneo che successivo, tanto spaziale che temporale, questo spiega il duplice significato della preposizione qabal in ebraico e qabl in arabo, che vuol dire contemporaneamente "davanti" (cioè di fronte nello spazio) e "prima" (nel tempo).
L'idea è quella di una trasmissione regolare e ininterrotta, idea che, del resto, è anche quella espressa propriamente dalla parola stessa "tradizione".
Questa trasmissione costituisce la "catena" (shelsheleth in ebraico, silsilah in arabo) che congiunge il presente al passato e che deve perpetuarsi dal presente all'avvenire.
È la "catena della tradizione" o la "catena iniziatica".
Inoltre essa determina una direzione che attraverso la successione dei tempi, orienta il ciclo verso la sua fine è lo ricongiunge all'origine, e che prolungandosi anche al di là di questi due punti estremi, per il fatto che il suo principio è atemporale e "non umano" lo ricollega armonicamente agli altri cicli.
In tal modo concorre a formare con questi una catena più estesa denominata in alcune tradizioni orientali "catena dei mondi", dove finisce per integrarsi gradualmente tutta l'origine della manifestazione universale.
Tratto da "Forme tradizionali e cicli cosmici" R.Guenon

mercoledì 5 novembre 2014

Il dito e la luna: le frasi più belle

"La fede è proprio credere senza nessuna prova"
"Prendi questo problema come un sogno e interpretalo! Prendi la realtà come un sogno...interpreta! Questo ti aiuterà a compredere quello che senti"
"Quando l'uomo comune conosce, si trasforma in un saggio e quando il saggio conosce, si trasforma in un uomo comune"
"Quando si vedono i grandi guru, si può essere portati a pensare che la loro ricerca non abbia raggiunto la vetta. Un maestro è invisibile. È un uomo comune che ha percorso la strada fino in fondo"
"Tu mi chiedi un concetto. Vuoi che ti parli, che ti spieghi. Invece di cercare spiegazioni, devi essere! Se hai sete devi bere l'acqua, non i miei concetti! Io posso insegnarti ad apprendere, ma non posso darti l'Essere, quello che soltanto tu puoi essere"
"«Che cos'è il Buddha?»: la domanda del bonzo è sciocca. Cerca di ottenere una definizione intellettuale là dove l'intelletto non c'entra per nulla.
Sapere chi siamo e conoscere il nostro valore profondo è molto più utile"
"Bisogna vedere il Buddha. Bisogna vederlo in sé stesso. Quando medito, medito per vedere quello che sono"
"Là verità è consegnarsi completamente a se stessi"
"Accettarsi per quello che si è significa aver imparato a comunicare con sé stessi"
"Ci si deve percepire per quello che si è. Non raccontarsi storie. Bisogna trovarsi"
"Quando siamo infiniti? Quando il nostro intelletto si percepisce completamente. Il nostro cuore è infinito, l'amore è infinito, l'istante è infinito. Il nostro corpo è infinito"
"Se sono capace di riconoscere la bellezza della natura, sono anche capace di riconoscere la bellezza nella mia priopria natura"
"È meraviglioso quando tu sei te stesso con la tua sincerità, la tua bellezza, la tua qualità, quando io sono me stesso, quando il legno è legno e la nuvola è nuvola"
"In tutto l'Universo non esiste altro che il momento presente, il "qui" e "ora". Non esiste nulla di più bello dell'istante presente, perché esso è unico. Non si presenterà mai più"
" Non è necessario fermarsi ore e ore a meditare, a studiare, a cercare, a seguire gli insegnamenti di tutti i maestri che capitano, a lavorare sulle energie, a praticare il tantra, lo yoga e così via. Quando percepiamo che la trasmissione colpisce direttamente il nostro cuore, abbiamo finito.
Sei solo tu a dover trovare dentro di te.
Tu sei l'unico che possa farlo. Se trovi, trovi"
"Essere maestro vuol dire essere profondamente concentrati sul proprio mondo interiore.
Sono ben poche le persone capaci di entrare in sé stesse. Vedere il prioprio vuoto mette paura"
"Il maestro mostra il cammino che chiunque può percorrere. Non è un essere eccezionale in possesso di un rarissimo tesoro. È un individuo che lavora costantemente su se stesso, un essere del tutto normale che elimina lo strato di carbone che soffoca il suo diamante interiore...diamante che anche noi possediamo"
"Le persone sono come pentole a pressione. Essere gentili per essere amati ci trasforma in pentole a pressione"

"Quando annulli l'intelletto, ti addormenti: entri nell'Universo"
"Se andate a chiedere a un vero maestro che vi procuri la sapienza e la verità, vi renderete conto che il maestro non ha altro che la sua, e che conta sul fatto che siate voi stessi a trovare la vostra"
"Generalmente l'uomo comune è uno che seleziona i suoi pensieri. È stato abituato a non pensare in tutta libertà, e perciò ogni volta che ha dei pensieri opera una scelta e ne censura una parte. Seleziona e censura anche i sentimenti, i desideri e le necessità.
Rimaniamo nello stato dell'uomo comune per paura di venire a conoscere tutto ciò che è troppo basso o troppo alto dentro di noi. Ci isoliamo in ciò che è permesso e rifiutiamo il resto pensando che non faccia per noi"
"Là persona comune è uno che non cambia mai in tutta la sua vita"
"Lasciamo che le cose arrivino senza farcene un cruccio. Verranno. Noi saremo in mezzo a loro, ma rimarremo completamente centrati nel presente. Non affogheremo in mezzo alle nuvole o al suolo dell'acqua. Saremo qui!"
"Se uno si presenta a te non giudicarlo! Guardalo per quello che è! Guarda l'essenza di chi ti è venuto a far visita!"
"Un vero maestro è invisibile. Per lui non servono travestimenti né elogi. La realtà è sufficiente. Quando ci si esibisce come santi, ci si inganna da soli. Non si realizza nulla. La tentazione di profetizzare, di voler essere maestri, di voler insegnare agli altri, è molto forte. Una tentazione incredibile"
"Non si comprende nulla con la testa. Sii te stesso! Andare direttamente al centro è andare verso sé stessi. Conoscere un mucchio di concetti inutili è una cosa. Possedere la propria risposta interiore è tutt'altra cosa"
"Un maestro capisce al primo sguardo se il suo interlocutore è nel suo cuore oppure no. È una cosa che si vede. Quando una persona raggiunge un certo livello di coscienza, riesce a vedere questo livello in tutti gli altri"
"Quando un essere ama, il dentro e il fuori smettono di esistere. Tutto è al centro. Tutto è unito"
"Là nostra società ci insegna a fermarci in uno stadio di noi stessi relativamente mediocre. Ci spinge a vivere nel nulla, nel nulla che ci abita. Conosco persone che si vergognano di provare sentimenti elevati. Ci vergognamo di affermare la nostra bellezza centrale: questa incommensurabile bellezza che rappresenta il meglio di noi stessi"
"Ogni evento è un'opportunità. Tutto ciò che ci accade ci offre l'opportunità di trasformarci, di svilupparci, di crescere. Ogni istante si rivela come un maestro a partire dal momento in cui lo riconosciamo come tale e decidiamo di apprendere da esso"
"Una verità espressa da chi la realizzata non assomiglia alla stessa verità espressa da chi non possiede altro che una sua conoscenza intellettuale"
"Dio vedendo che l'uomo era così incline alla distruzione, decise di nascondere la verità nel cuore dell'uomo stesso al fine di proteggerla. E così è rimasta ben protetta, dal momento che l'uomo non si preoccupa del suo cuore"
"Noi siamo il monastero, il tempio"
"Nel cammino dello spirito non bisogna dimostrare il proprio valore"
"Lo Zen dice: «Quando un fiore si apre, è primavera nel mondo intero». Quando porti a termine un atto davvero positivo, la civilizzazione si mette a tremare"
"Ho diritto di andare avanti come voglio, purché vada avanti, mi senta bene e porti a termine il mio sviluppo evolutivo"
"In tutto il mio essere «Sono quello che sono», «Ero quello che ero» «Sarò quello che sarò» «Sono quello che ero» «Sono quello che sarò».
Ecco il maestro"
"Tutti gli esseri umani sono illuminati. Tutti sono perfetti, il problema è che non lo capiscono"
"O compiamo le azioni ed entriamo nel profondo di noi stessi o non le compiamo e rimaniamo in superficie"
"Torna alla tua meraviglia. Smetti di credere di essere un vuoto da dover eliminare"
Tratto da "Il dito e la luna" di A.Jodorowsky

lunedì 3 novembre 2014

Sviluppo psicologico e miti della creazione: Il risveglio


Lo sviluppo psicologico di un essere umano sembra seguire il modello della crescita fisica dei bambini, che non è costante ma irregolare.
Vi sono periodi in cui il campo della coscienza si allarga bruscamente in modo impressionante.
Ogniqualvolta l'ampliamento o la ristrutturazione della coscienza sono repentini, le persone parlano di "illuminazione" o "rivelazione".
Quando il processo è più regolare, non se ne rendono granché conto e hanno soltanto la sensazione gradevole di progredire, di muoversi nel flusso della vita, che ora appare loro interessante.
In entrambi i casi vi sono sogni preparatori, in genere con motivi provenienti dai miti di creazione.
(Nei sogni e nel materiale inconscio si possono osservare i processi preconsci in atto nell'essere umano prima che si acquisisca questa consapevolezza: talvolta l'analista può osservare in anticipo che una nuova forma di consapevolezza sta affiorando, mentre il sognatore non ne ha ancora la benché minima idea).
La nostra coscienza della realtà e il nostro adattamento a essa tendono naturalmente a indebolirsi, a sbiadirsi, a diventare abitudini semicoscienti e, proprio come i simboli (del re e religiosi), invecchiano.
Analogamente quella che nella nostra giovinezza era una preghiera detta dal profondo del cuore, diventa una ripetizione meccanica e vuota col passare del tempo.
Questo scivolare nella ripetizione fa spegnere ogni sentimento della vita, può essere combattuto attraverso una ricreazione della realtà, un ritorno alla fonte interiore della coscienza.
Il mito di creazione è dunque rigeneratore e come vedremo ha la funzione di mettere ordine nel caos originario.
Oggi quando l'individuo è minacciato da un pericolo fisico o dalla dissociazione psichica, l'inconscio gli viene in aiuto ripetendogli una parte del mito di creazione, ripristina in lui la vita cosciente, la consapevolezza della realtà e gli fa compiere una svolta importante nella sua evoluzione personale.
Lo studio dei miti rivela in modo lampante come il risveglio alla coscienza sia tutt'uno con la creazione del mondo.
Le diverse forme che può assumere questo processo fondamentale sono:
La creazione attraverso un atto casuale.
La creazione come movimento dall'alto in basso, dove gli spiriti dell'aldilà creano scendendo in questo mondo o proiettandovi gli elementi di esso.
La creazione come movimento dal basso verso l'alto, quale si manifesta per esempio nei miti di emersione, dove tutto scaturisce da un buco nella terra.
La creazione a opera di due creatori, di natura opposta o identica, di due animali.
La creazione ad opera di un Deus Faber, vale a dire una divinità che crea il mondo (come il nostro mito di creazione biblico).
Tratto da "I miti di creazione" di Marie-Louise von Franz

domenica 2 novembre 2014

I morti nei sogni



Ho sempre pensato che sognare i morti fosse un segno importante e non banalmente trascurabile della nostra esistenza.
Dai sogni alla vita, l'esperienza onirica con i nostri antenati, rappresenta sempre una conferma a ciò che stiamo facendo, un avvertimento per qualcosa di pericoloso che stiamo andando a svolgere, una guida per un avvertimento futuro o una crescita spirituale ecc... Soprattutto ho sempre pensato che anche l'interpretazione di un sogno con delle persone defunte vada effettuato seguendo anche un criterio strettamente personale e affettivo, soprattutto prendendo in considerazione il legame che vi era in vita con la persona morta o cosa potrebbe rappresentare nel determinato momento in cui si sogna questo o quell'antenato passato a miglior vita.
In questo libro "I miti di creazione" della Von Franz ho trovato questo pezzo importantissimo sul significato numinoso dei sogni con i nostri cari defunti che spero possa essere utile a tante persone.
Nell'AniMo Antico

Secondo le credenze di svariate azioni, il carattere di una persona subisce una trasformazione dopo la morte.
Perciò un padre, una zia, una madre, un membro della famiglia che sia morto non torna a visitare i vivi semplicemente nella forma che aveva in vita, ma cambia a poco a poco carattere, diventando una figura più potente, numinosa.
Nel nostro linguaggio psicologico diremmo che, nel sistema psichico del figlio, il padre morto si avvicina a poco a poco all'archetipo paterno.
(il morto non viene semplicemente a trovarci per un "saluto" ma porta con sé un significato molto più importante a volte profetico o protettivo)
Il legame relazionale con la persona morta si affievolisce, il ricordo della sua individualità si offusca, sostituito, nell'esperienza interiore del figlio, da un archetipo paterno protettivo oppure negativo.
Certi filosofi neoplatonici avevano una concezione identica. Asserivano che dopo la morte le anime si fondono con dei numina, esseri divini.
Apuleio ispirandosi a Plutarco, sosteneva che le persone che durante la vita avevano coltivato la propria psiche attraverso la meditazione, gli esercizi religiosi e una vita giusta, hanno un numen particolarmente potente dopo la morte e sopravvivono in questa forma.
Le anime ancestrali si fondono con quella che noi denominiamo figure archetipiche.
Secondo certi biologi questo fenomeno si ricollega a combinazioni genetiche.
Ciascuno dei nostri modelli di comportamento archetipici individuali è composto da diversi frammenti ancestrali che si combinano per formare un nuovo modello (come nella genetica).
Vi sarebbe dunque in questi modelli psichici un reale elemento di ereditarietà e di continuità che giustificherebbe l'importanza attribuita da miti alle genealogie ancestrali primitive.
Sognare i morti in determinati momenti della nostra vita trasmette un senso potente di certezza, di determinazione e di coraggio: ci si sente sorretti da tutta la forza del passato, si è capaci di affrontare rischi che normalmente non si avrebbe il coraggio di correre.
Ecco perché ogniqualvolta i primitivi devono prendere una decisione importante, per prima cosa eseguono una danza rituale durante la quale si identificano con i loro antenati, ciò dona loro la forza di affrontare una tappa difficile della vita.
In molte comunità contadine la gente crede ancora che i morti vaghino per la campagna, benedicendo o visitando certe persone dotate di preveggenza, che sono in grado di vederli e parlare con loro.
Queste credenze sono ancora ben radicate nella nostra società; la gente non ne parla spesso perché ha bisogno di avere sufficiente confidenza con l'interlocutore.
Quando queste convinzioni scompaiono dalla coscienza, riemergono nei sogni.
Attraverso il rapporto con gli antenati l'essere umano manifesta il suo bisogno di sentirsi collegato con le forze cosmiche, o divine, siano esse di luci o d'ombra.
Tratto da "I miti di creazione" di Marie-Louise von Franz
Vedi anche:

sabato 1 novembre 2014

La simbologia del sangue


Il sangue costituisce uno dei legami dell'organismo corporeo con lo stato sottile dell'essere vivente, che è propriamente l'anima, vale a dire, nel significato etimologico (anima), il principio animatore o vivificantore dell'essere.
Lo stato sottile, nella tradizione indù, è denominato Taijasa, per analogia con tejas che è l'elemento igneo; e come il fuoco, quanto alle sue qualità peculiari, è polarizzato in luce e calore, così lo stato sottile è vincolato allo stato corporeo in due modi diversi e complementari:
per mezzo del sangue, quanto alla qualità calorica, del sistema nervoso, quanto alla qualità luminosa.
Infatti, anche dal semplice punto di vista fisiologico, il sangue è il veicolo del calore portatore di vita, e questo spiega la corrispondenza del temperamento sanguigno con l'elemento fuoco.
D'altra parte, si può dire che, nel fuoco, la luce rappresenta l'aspetto superiore e il calore l'aspetto inferiore: la tradizione islamica insegna che gli angeli furono creati dal "fuoco divino" o dalla "luce divina", e che coloro i quali si ribellarono con Ibis (l'angelo ribelle il Lucifero dei cristiani) predettero la luminosità della loro natura, per conservare soltanto un oscuro calore.
Per conseguenza, si può dire che il sangue è in rapporto diretto con l'aspetto inferiore dello stato sottile; da ciò deriva il divieto di cibarsi del sangue, la sua assimilazione con quanto vi è di più spesso nella vitalità animale e che, mescolandosi intimamente agli elementi psichici dell'uomo, può effettivamente dar luogo a gravissime conseguenze.
Di là anche l'uso frequente del sangue nelle pratiche di magia e anche di stregoneria, in quanto capace di attrarre le entità infernali per conformità di natura.
Tutto questo in determinate condizioni è suscettibile di una trasposizione in un ordine superiore, da cui i riti, sia religiosi sia iniziatici ( come il mitriaco "sacrificio del toro") implicanti sacrifici animali.
Tratto da "Forme tradizionali e cicli cosmici" di R.Guenon

Albert Einstein. La sua lettera per la figlia Lieserl.


Quando proposi la teoria della relatività, pochissimi mi capirono,
e anche quello che rivelerò a te ora,
perché tu lo trasmetta all'umanità,
si scontrerà con l’incomprensione e i pregiudizi del mondo.
Comunque ti chiedo che tu lo custodisca per
tutto il tempo necessario, anni, decenni,
fino a quando la società sarà progredita abbastanza
per accettare quel che ti spiego qui di seguito.
Vi è una forza estremamente potente per la quale
la Scienza finora non ha trovato una spiegazione formale.
È una forza che comprende e gestisce tutte le altre,
ed è anche dietro qualsiasi fenomeno
che opera nell'universo e che non è stato ancora individuato da noi.
Questa forza universale è l’Amore.
Quando gli scienziati erano alla ricerca di una teoria unificata dell'universo, dimenticarono la più invisibile
e potente delle forze.
L’amore è Luce, visto che illumina chi lo dà e chi lo riceve.
L’amore è Gravità, perché fa in modo
che alcune persone si sentano attratte da altre.
L’amore è Potenza, perché moltiplica
il meglio che è in noi, e permette che l’umanità
non si estingua nel suo cieco egoismo.
L’amore svela e rivela. Per amore si vive e si muore.
Questa forza spiega il tutto e
dà un senso maiuscolo alla vita.
Questa è la variabile che abbiamo ignorato per troppo tempo,
forse perché l’amore ci fa paura,
visto che è l'unica energia dell’universo che l’uomo
non ha imparato a manovrare a suo piacimento.
Per dare visibilità all’amore, ho fatto una semplice
sostituzione nella mia più celebre equazione.
Se invece di E = mc2 accettiamo che l’energia per guarire il mondo
può essere ottenuta attraverso
l’amore moltiplicato per la velocità della luce al quadrato,
giungeremo alla conclusione che l’amore è
la forza più potente che esista, perché non ha limiti.
Dopo il fallimento dell’umanità nell’uso e il controllo
delle altre forze dell’universo,
che si sono rivolte contro di noi, è arrivato il momento
di nutrirci di un altro tipo di energia.
Se vogliamo che la nostra specie sopravviva,
se vogliamo trovare un significato alla vita,
se vogliamo salvare il mondo e ogni essere senziente che lo abita,
l’amore è l’unica e l’ultima risposta.
Forse non siamo ancora pronti per fabbricare una bomba d’amore,
un artefatto abbastanza potente da distruggere tutto l’odio,
l’egoismo e l’avidità che affliggono il pianeta.
Tuttavia, ogni individuo porta in sé un piccolo ma potente generatore d’amore la cui energia aspetta solo di essere rilasciata.
Quando impareremo a dare e ricevere questa energia universale, Lieserl cara,
vedremo come l’amore vince tutto,
trascende tutto e può tutto, perché l'amore è la quintessenza della vita.
Sono profondamente dispiaciuto di non averti potuto esprimere
ciò che contiene il mio cuore,
che per tutta la mia vita ha battuto silenziosamente per te.
Forse è troppo tardi per chiedere scusa, ma siccome il tempo è relativo,
ho bisogno di dirti che ti amo e che grazie a te sono arrivato all'ultima risposta.
Tuo padre Albert Einstein

Google+